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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

LA MOSCA COCCHIERA IN PILLOLE

I lavori domestici mantengono in salute, nella vecchiaia. Può essere un compito ingrato, ma uno studio sostiene che gli over 65 che trascorrono molto tempo nelle faccende domestiche hanno una migliore forza fisica, sono mentalmente più acuti, e hanno una maggiore protezione contro le cadute. 500 partecipanti tra 21 e 90 anni sono stati interrogati sulla frequenza delle faccende, e hanno ricevuto un punteggio di “intensità dei lavori domestici”. Lavare i piatti, spolverare, rifare il letto, fare il bucato, stirare, mettere in ordine e cucinare i pasti sono stati classificati come lavori domestici leggeri. Pulire le finestre, cambiare le lenzuola, passare l’aspirapolvere, lavare e spazzare il pavimento sono classificati come pesanti. Una combinazione di lavori leggeri e pesanti è stata associata a una funzione cognitiva più elevata tra gli over 65. I pensionati impegnati in lavori domestici più pesanti avevano punteggi di capacità di attenzione più alti del 14% e quelli che svolgevano regolarmente compiti leggeri risultavano migliori del 12% nei test di memoria. Gli autori, dell’Università di Singapore, dicono che le faccende domestiche richiedono acutezza mentale, e sono un buon indicatore della capacità di vivere in modo indipendente. Il Professor Shiou-Liang Wee ha dichiarato, al British Medical Journal: “Tra gli anziani, una combinazione di lavori leggeri e pesanti è associata ad una funzione cognitiva più elevata, in particolare nei domini dell’attenzione e della memoria”. Fate le pulizie! Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino, 107 anni: “Mai fatto pulizie in vita mia. È preoccupante?”.

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Dormire troppo o poco favorisce il declino cognitivo del cervello. Per preservare il cervello, e compensare il morbo di Alzheimer, si deve dormire sette ore e mezza. Secondo una ricerca del Washington University Sleep Medicine Center, pubblicata sulla rivista Brain, che dopo aver testato 100 anziani con una media di 75 anni che hanno dormito per quattro anni e mezzo con un piccolo monitor attaccato alla fronte per misurare l’attività cerebrale durante il sonno, e ai quali è stato prelevato liquido cerebrospinale, che si trova nel tessuto che circonda il cervello e il midollo spinale, per misurare i livelli delle proteine dell’Alzheimer, risulta che i punteggi cognitivi sono minori in chi ha dormito meno di cinque ore e mezza, o più di sette, ogni notte. Ricerche precedenti affermano che sono collegati a un sonno scarso la perdita di memoria, la confusione e la lentezza nell’imparare: sono i sintomi dell’Alzheimer. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino, 107 anni: “Ai bei tempi, impiegavo la notte per onorare le gentili signore che mi concedevano le loro grazie. Ho dormito poco. Ma pazienza”.

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Se lei davvero ti ama, deve chiamarti cucciolotto o patatino. Insomma, deve usare un nomignolo. L’Università di Boston dimostra che senza vezzeggiativi il rapporto di coppia va in crisi. La Professoressa Jean Berko Gleason lo dice ai suoi studenti, lasciandoli sbizzarrire nella scelta. I nomignoli sarebbero alla base della vera intesa di coppia. Jean, Professoressa di Psicologia dell’Università di Boston, pubblica su “autorevoli” riviste di settore le sue conclusioni. I nomignoli ricordano il linguaggio con cui i genitori si rivolgono ai bambini piccoli: nella coppia sono un preciso segno dell’amore e dell’impatto emozionale che si nutre nei confronti della persona amata. Nell’amore erotico, in quel sentimento che in età adulta proviamo nei confronti del partner, le basi emozionali sono le stesse che legano i genitori ai loro bambini. Questo modo di parlare, in pratica, è il frutto dei nostri ricordi infantili, del modo amorevole in cui ci parlavano papà e mamma, e ha una sua valenza importante in età adulta, perché comunica intimità e affetto. La dopamina, il neurotrasmettitore responsabile della particolare sensazione di benessere che proviamo quando siamo innamorati, e sappiamo che il nostro partner ci corrisponde, si attiva nei bambini piccoli con le coccole dei genitori. Usare appellativi sciocchi ha le radici in questo meccanismo biochimico, ed è sicuro segnale di una buona intesa affettiva di coppia. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “C’è un’altra forma di amore: dimostrare stima e rispetto alle signore, e trattarle come regine. Ma soprattutto regalare loro molto buon sesso”.

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