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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

In questa sezione sono riportati articoli scritti tra il 2012 e il 2014, quando l'ACC collaborava allegramente con LA TAMPA

ADOTTA UN NIPOTINO

Possibilmente a distanza…


Adotta un bimbo povero dell'Africa, adotta un cane del canile, adotta una pigotta (che devo ancora capire bene cosa sia). Adotta persino una scuola da ristrutturare: gli italiani sono sempre più poveri, eppure gli inviti ad adottare qualcuno o qualcosa sono in costante aumento.


A me è capitata l'occasione di adottare un nipotino. Anzi, a dirla tutta sono stata quasi costretta. Si sa, in una famiglia i soldi non bastano mai, asili privati e babysitter costano l'ira di Dio… Perciò, perché non fare felice una nonna, che non vede l'ora di coccolare il suo nipotino? Questo è quanto devono aver pensato mia figlia e mio genero, bontà loro.


Mi sono informata: la legge permette di disconoscere un figlio al momento della nascita, e lasciarlo in ospedale: qualcuno provvederà alle pratiche di adozione. I genitori adottivi non mancano, ci sono coppie che non vedono l'ora di cimentarsi con questo sport: addomesticare una giovane belva. Invece, pare sia impossibile sottrarsi alla nonnità.


Dopo aver allevato i figli tuoi, magari senza l'aiuto di nessuno - lavorando e stringendo la cinghia per farli studiare - quando ormai sono grandi, adulti e laureati, ti aspetteresti che sappiano usare un anticoncezionale. Invece no, ecco che arriva il primo nipotino. Niente adozione a distanza: te lo mettono tra le braccia già all'ospedale, appena nato, e tu rinasci alle gioie della maternità (o, in casi più rari, della paternità) elevate al quadrato. Insomma, sei fregato.


Un nipotino ti arriva tra capo e collo, e non è soltanto un modo di dire. Infatti, nei primi mesi egli sta prevalentemente con la sua testolina appoggiata tra il tuo capo e il tuo collo, esattamente dove ti duole la spalla a causa di una fastidiosa periartrite. Passi ore a cullarlo, camminando avanti e indietro per la stanza, zoppicando per la sciatica, in attesa che esaurisca i ruttini e si addormenti. E ad ogni ruttino ti viene in mente il maglioncino di cashmere color lilla, ricevuto in dono da quel vedovo tanto distinto conosciuto alla bocciofila, irrimediabilmente rovinato dal rigurgito del frugoletto in questione.


Quando i miei amici non ancora nonni venivano a trovarmi avevo la chiara sensazione che prendessero le distanze. Oddio, non mancava la solidarietà: sorrisi, abbracci, e pacche sulle spalle. E frasi retoriche tipo: "Vedrai quanto amerai questo bimbo", "I nipotini sono una vera benedizione, alla tua età", "Pensa alla gioia di essere nonna". Ma poi, all'atto pratico, tanti saluti. Non vedevano l'ora di accomiatarsi e ritornare alle loro attività: al torneo di pinnacola, al circolo della bocciofila, al cinema con lo sconto per la terza età. O anche soltanto a una beata e meritata nullafacenza.


Ma - mi si dirà - i bambini sono così carini, così teneri e affettuosi!


Non nego che il mio nipotino, che ora è un diavoletto di tre anni, abbia un suo fascino e susciti una certa tenerezza. Del resto, anche un terranova di 80 chili vi corre incontro per farvi festa, solo che - prima di raggiungervi - travolge un'anziana con le stampelle, devasta un'aiuola di azalee, e fa ruzzolare a terra un povero ciclista incolpevole.


Con questo non voglio certo paragonare mio nipote a un terranova. Anche perché lui non è di razza, piuttosto lo potrei definire un incrocio: un incrocio tra un TIR e un cinghiale maremmano. Quando comincia a correre per la stanza è necessario affrettarsi a togliere e nascondere tutto quanto ci sia di fragile e prezioso. Poi, conviene sedersi al riparo in un angolo fuori dalla sua traiettoria, e aspettare che esaurisca le energie. A volte non le esaurisce tanto facilmente, e allora l'unico rimedio sarebbe il fucile del veterinario, caricato a fiala di Valium Forte, 300 unità.


Non crediate che sia crudele: sono animalista e anche bambinista convinta. Non picchierei mai un gatto o un cane, e non abbandonerei mai un bambino in autostrada.


Il problema è che il bambino, a differenza del cane, in autostrada ci può andare da solo, appena allenti il guinzaglio e distogli un attimo l'attenzione. E se non è l'autostrada sarà la ferrovia, il torrente, il mare. In città sarà il tombino aperto dei lavori in corso, la ringhiera al nono piano, mettere le dita nella presa, afferrare il coltello più grosso che trova nel cassetto. Fare la babysitter non è semplice come fare la dogsitter: servono energia, nervi saldi, prontezza di riflessi, astuzia, rapidità nella corsa, polso di ferro, e disciplina militare. Tutte cose che, dopo i sessant'anni, scarseggiano. Perché un bambino è un cucciolo di Homo Sapiens, perciò sono scritte nei suoi cromosomi l'intelligenza superiore, l'abilità nell'usare le mani e gli attrezzi, la fantasia. Di conseguenza, sono scritte anche l'attitudine a non dar retta a nessuno e a cacciarsi continuamente nei guai. E tu diventi una nonna o un nonno della specie Homo Apprensivus, perché alla fine gli vuoi anche bene, e soprattutto ti scoccia passare le ore in coda al Pronto Soccorso.

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Nonna Abeffarda (LUGLIO 2014)

AMRICORD: questo articolo è stato scritto tra il 2012 e il 2014, quando l'ACC (Accademia dei Cinque Cereali) collaborava allegramente con LA TAMPA

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