Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
CORRI, SE CI RIESCI!
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Sfoglio in sala d'attesa una corposa rivista di moda. Dopo ventotto pagine di pubblicità di borse, scarpe, profumi e biancheria, dopo trenta pagine di foto di modelle strafighe che indossano scarpe con il tacco dodici, spunta, a pagina cinquantotto, un articolo che cita l'ennesimo studio scientifico, su quanto siano dannose le scarpe con il tacco alto.
Ma, dico, ci prendono per fesse? E poi, servono studi scientifici per capirlo? Ogni donna che abbia indossato scarpe con il tacco alto sa benissimo di che cosa stiamo parlando. Impossibile camminare disinvolte, guardarsi intorno, fare una breve corsetta per prendere un tram al volo. Difficile camminare sulla ghiaia, sullo sterrato, percorrere strade in salita o in discesa. Non parliamo poi di fare pipì nei bagni con la turca... Inoltre fanno un male cane.
Il piede umano è largo in punta e scarica il peso sul tallone, dice l'articolo, e questa è anatomia.
La scarpa con il tacco, considerata più sexy e femminile di una scarpa bassa, è fatta esattamente al contrario: stretta in punta e sollevata sul tallone. E questa è patologia psichiatrica, di chi le produce e di chi le acquista. Perché la schiena si incurva innaturalmente per compensare il dislivello, il tendine di Achille si accorcia, la caviglia è completamente in balia della forza di gravità, e di una certa gravità sono le inevitabili distorsioni.
E tutto questo perché? Per masochismo? Per sembrare più alte, slanciate, più sexy? Mi chiedo quanto possa essere sexy una donna che non riesce a correre da qui a lì, che scende le scale aggrappata al mancorrente come una paralitica, che guarda perennemente a terra per evitare anche il più piccolo dislivello, e che la sera si spalma il Voltaren sulle caviglie, che nemmeno sua nonna con l'artrite...
Queste scarpe mi fanno venire in mente l'usanza cinese, in voga fino al secolo scorso, di costringere i piedi delle donne, fin da bambine, in fasce strette, affinché i piedi restassero piccoli. In tal modo le donne adulte avevano una caratteristica andatura a passi piccoli, rapidi, ma zoppicanti. Insomma, non andavano lontano, con quei piedi. L'usanza, bandita all'inizio del '900, è ormai estinta.
Invece, la nostra usanza occidentale di torturarci i piedi persiste. Siamo forse meno civili della Cina? Ai posteri l'ardua sentenza.
Però attenzione, donne: la pratica cinese non aveva soltanto motivazioni estetiche (anche perché i piedi così fasciati si deformavano al punto da essere inguardabili senza le scarpe) ma aveva lo scopo di tenere le donne dentro casa, dedite alla famiglia e al servizio del marito. Se anche avessero avuto velleità di fuga o di indipendenza non avrebbero potuto realizzarle con quei piedi.
Da noi invece è il contrario: se non le indossi difficilmente farai carriera.
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Stephanie Pantoufla (APRILE 2017)
LA RISTAMPELLATA: questo articolo è stato scritto tra il 2016 e il 2018 e viene qui riproposto a grande richiesta.
Ahia!
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