Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
POESIA... E DURA REALTA'
Ho occhi per guardar lontano
o un granello di sabbia sulla mano.
Ho orecchie per ascoltare il vento,
o un suono vivace di strumento.
Ho naso per il profumo di mimose,
o di gigli, o violacciocche o rose.
Ho il gusto per il dolce o il salato,
o per l'amaro, il piccante, il delicato.
Ho il tatto per il liscio di un velluto,
o per capire il momento di un saluto.
Ho il piacere di salutarvi a modo mio:
ciao o arrivederci o buonanotte o addio.
Luise Leda
Carina, vero?
Si tratta di una poesia didattica, con l'obiettivo di insegnare ai bambini l'importanza dei cinque sensi e la differenza tra 'ho', voce verbale, e 'o' congiunzione.
Per fortuna non l'ho dovuta imparare alle elementari: su di me avrebbe avuto un effetto a dir poco deprimente.
Ho occhi per guardar lontano
Ero miope, purtroppo, e a guardar lontano senza occhiali non vedevo una cippa. A volte me li toglievo per non darla vinta alla perfida compagna di banco, che mi chiamava "quattrocchi", ma poi non vedevo alla lavagna. Alla fine dovevo rimettermeli, per non sembrare completamente idiota (la dislessia, ai miei tempi, non era ancora stata inventata: se non sapevi leggere eri un somaro tout-court).Ho orecchie per ascoltare il vento
Le mie orecchie non sentivano mai il vento: mamma me le copriva con sciarpa e berretto al minimo accenno di brezza poiché ero soggetta a otiti ricorrenti. La funzione più importante che svolgevano le mie orecchie (allora come ora) era quella di sostegno agli occhiali.
Ho naso per il profumo di mimose
Non parliamo di naso e del profumo dei fiori! Allergica ai pollini di non so quante piante, da aprile a settembre avevo il naso chiuso e starnutivo in continuazione. I fiori e l'erba potevo solo guardarli da lontano. Con gli occhiali, naturalmente.
Ho il gusto per il dolce o il salato
Il gusto era normale, credo, ma non mi serviva granché: ero inappetente, di costituzione. A parte pochi alimenti pressoché proibiti, come caramelle, cioccolato e gelati, il gusto dei cibi non era mai di mio gusto.
Ho il tatto per il liscio di un velluto
o per capire il momento di un saluto.
Il tatto c'era (giusto quello!) e funzionava bene. Forse si era sviluppato nel cercare a tastoni gli occhiali sul banco, o in giro per casa.E con il tempo ho sviluppato l'altro tatto di cui parla la poesia: quello che mi fa capire quando è il momento di finirla. Come adesso, per esempio.
Ho il piacere di salutarvi a modo mio:
ciao o arrivederci o buonanotte o addio.
Nonna Abeffarda
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