Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
IL FASCINO DISCRETO DEI MERCATINI RIONALI
Ogni giorno nelle nostre città chiudono definitivamente decine di negozi, non soltanto a causa della spietata concorrenze dei supermercati e dei centri commerciali, ma anche delle vendite online e dei gruppi di acquisto solidale. Al loro posto saracinesche chiuse oppure nuovi ristoranti etnici e bar. Il risultato è che le abitudini delle famiglie stanno cambiando: un tempo si pranzava a casa e si usciva per andare a fare acquisti, oggi gli acquisti si fanno a casa, al computer, e si esce per pranzare.
Inspiegabilmente però i mercatini rionali resistono.
Ci si va con l'ardita speranza di spendere meno e di comprare prodotti più freschi. Ci si va anche soltanto per "fare un giro" tra le bancarelle, osservare la merce esposta e confrontare i prezzi. Il mercato risveglia in noi gli antichi e ormai sopiti istinti dello scambio dei beni, del baratto, della trattativa commerciale.
Poi, tornati a casa, ci si accorge di aver impiegato il triplo del tempo rispetto alla solita spesa e soprattutto di aver sborsato il quadruplo. Perché al mercatino tutto attira e, spinti dalla smania del buon affare, si comprano cose di cui non si ha alcun bisogno: la collanina etnica nigeriana in finto avorio e vera plastica, la borsetta taroccata a soli 10 euro (alla quale si staccheranno i manici il giorno dopo), le ciabatte in vera pelle di animale con la psoriasi, la pistola spara-bolle di sapone per il bambino, dal cinese spara-balle (solo tle eulo, metti pile e vedlai). Personalmente ne ho già acquistate due: una si è guastata alla terza bolla, l'altra non ha mai funzionato.
Ma almeno, direte voi, la frutta e la verdura sono fresche e costano meno che al supermercato, no? Si tratta di una pia illusione. I fruttivendoli sono una razza infida. Tutti, anche i cosiddetti "contadini", che vendono i prodotti del proprio orto, anche i marocchini e i rumeni, che ultimamente hanno assorbito una grossa fetta di questo mercato. Persino i nostrani, di Saluzzo, Pecetto o Cuneo. Tutti sono lì per fregarti. Ogni cinque pesche che porti a casa, due andranno subito nella raccolta organico senza nemmeno passare dal frigo.
Io, per esempio, adoro le ciliegie, ma al supermercato sono effettivamente troppo care. Così ogni anno, da maggio a giugno, mi faccio regolarmente fregare dalle bancarelle che espongono le famose ciliegie ferrovia (non chiedetemi il perché del nome, forse arrivano solo nei treni merci, forse crescono vicino alle stazioni e i frutti maturano con il calore prodotto dai freni dei convogli, chi lo sa).
Il segreto del venditore di ciliegie è fare delle belle montagnole di frutti, che davanti sembrano finti tanto sono belli grandi e lucidi, e dietro invece sono piccoli e flaccidi. Sopra la montagnola c'è un cartellino con scritto "4 euro", che per le ciliegie è davvero un prezzo conveniente. Tu ne ordini un chilo, e l'astuto, con bastarda gentilezza, ti dice: "Otto euro, cara!".
"Ma come... non costano quattro euro?" protesti. E lui (o lei, l'imbroglio non ha sesso), estraendo il cartoncino affondato nelle ciliegie te lo mostra per intero: c'è scritto "4 euro" ma, sotto, nella parte nascosta dalle ciliegie, c'era scritto anche "mezzo chilo".
Mentre ritorni, carico di borse e a piedi (vicino ai mercati rionali non c'è mai parcheggio) mastichi qualche ciliegia ferrovia per placare il treno di invettive che ti sferraglia dentro, pensando alle ciliegie del supermercato sotto casa che costano sei euro al chilo, senza imbrogli.
Nonna Abeffarda
Una bancarella di prodotti caseari tipici
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