Una delle cose sgradite dell'inverno, dopo il freddo, la nebbia e le rate del riscaldamento, è la carenza di luce. Il sole pare inghiottito in un buco nero di pigrizia: si leva tardi al mattino e tramonta prestissimo nel pomeriggio.

La maggior parte delle persone si reca al lavoro che è ancora buio ed esce che è già notte, e ciò incide negativamente sull'umore.

L'Accademia dei Cinque Cereali propone una soluzione piuttosto semplice.

Si tratterebbe di spostare avanti di un'ora le lancette a ottobre, poi ancora di un'ora a novembre, e infine un'altra a dicembre. Da gennaio invece si tornerebbe indietro progressivamente di un'ora al mese sino a marzo. In pratica si propongono sei cambi d'ora in sei mesi: una vera goduria per chi redige gli orari dei mezzi di trasporto.

Volendo osare, si potrebbe dare l'opportunità ai lavoratori dipendenti di timbrare il cartellino della mattina alla luce del sole, spostando opportunamente l'orologio indietro e, per fare quadrare i conti delle ore durante l'arco del giorno, saltare magari due ore dalle 10 a mezzogiorno e dalle 14 alle 16, ogni giorno. Le ore di lavoro perse si potrebbero poi recuperare in estate.

Ma l'Accademia, nella sua illuminata saggezza, consiglia di adottare una soluzione ancora più semplice: fate i contadini, lavorate la terra e dedicatevi all'allevamento e alla pastorizia. I vantaggi saranno molti: potrete lavorare nelle ore di luce e dormire nelle ore di buio, fregandovene non solo dell'ora legale e dell'ora solare, ma più in generale di sapere che ora è. Inoltre la terra ritornerà ad essere fertile, si eviteranno le importazioni di latte al mercurocromo dalla Cina, e di grano al glifosato dal Canada. Interi paesi rimasti quasi spopolati per l'intensa urbanizzazione tornerebbero ad essere vitali e produttivi.

M&M – Marchiori & Marello – ACC

Una soluzione potrebbe essere l'orologio che fa viaggiare il tempo al contrario