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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

IL GATTO CON GLI STIVALI - TERZA PUNTATA

È strano come gli eventi sconvolgenti accadano nei giorni più tranquilli, senza dare segni premonitori.

Una tiepida sera di giugno, rientro a casa un po' prima del solito. Marito e figlie non ci sono, ho tempo persino per i gerani sul balcone. Sto riempiendo l'annaffiatoio al rubinetto della cucina quando squilla il telefono.È mia sorella.

- Mamma è caduta - dice, con una voce rotta.

Mamma è caduta altre volteultimamente, e l'anno scorso si è anche fratturata il polso. Fache non si tratti del femore, penso con un po' di apprensione.

Ma non è il femore. Magari lo fosse.

Il mattino dopo, lasciate le figlie a scuola, guido fino a quel lontano ospedale di provincia. Voglio dare il cambio a mia sorella, che è rimasta in ospedale tutta la notte. La città mi è sconosciuta: lascio l'auto nel primo parcheggio che trovo e corro affannata lungo la salita che porta all'ospedale, che è su una specie di collina.

Quando entro nella stanza non vedo mia madre. Vedo una donna piccola e fragile (fragile? Mia madre?) nel letto, con gli occhi chiusi.Non fa alcun movimento, ma quando le prendo la manoriesce a stringere debolmente la mia. Chissà se è un movimento volontario o solo un riflesso, come quello dei neonati, che ti stringono il dito. Emorragia cerebrale, mi spiega senza tanti complimenti il medico, sciorinando lastre e referti. La morte sembra guardarmi dalle immagini radiografiche, da quel cranio bianco e da quelle orbite vuote.

- È molto grave?

- Sì.

- Se le parlo mi può sentire?

Il medico si stringe nelle spalle.

Tutte le domande che mi sono preparata durante il viaggio non hanno più senso.

Mi siedo accanto a lei, mi sforzodi parlarle, tenendole la mano che ha quello strano riflesso un po' inquietante. Mi sento ridicola, non tanto per i parenti degli altri degenti nella stanza, che mi stanno guardando,ma per me stessa. Che senso ha parlarle adesso: avrei dovuto parlare prima, andarla a trovare più spesso, prendermi cura di lei, ascoltarla quando si lamentava dei suoi problemi, portarle le nipotine. Che figlia stupida sono stata. Stupida ed egoista. Ed ora mamma èin questa specie di stato vegetativo, il volto sofferente, il respiro impercettibile e quella ruga di severità sulla fronte, quella che le viene quando è preoccupata o arrabbiata, e che mi faceva così paura da bambina.

Spero quasi che non sia cosciente, perché se lo è, di sicuro è arrabbiata con me.

Maria Stefania Marello

30 giugno 2019


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