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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

NOI BOOMERS


Nonostante una atavica avversione per le parole inglesi, noi nati negli anni del cosiddetto boom demografico abbiamo dovuto accettare l'appellativo di boomers, parola intraducibile che include in sé il concetto di esplosione. In realtà, nel primo ventennio dopoguerra non eravamo noi ad esplodere, ma le nostre mamme, con i pancioni esibiti con gioia, orgoglio e speranza nel futuro. Noi, il frutto di quell'esplosione di gioia e speranza, eravamo tanti, forse troppi, sempre in soprannumero dappertutto: a casa, dove si dormiva in sei tra camera e tinello, a scuola, che dovette introdurre i doppi turni, sui mezzi pubblici, perché nessuno poteva portarci a scuola in automobile. Eravamo abituati alle code sin da piccoli, per le altalene e gli scivoli dei giardini pubblici, poi a scuola per l'uso dei bagni, all'ufficio di collocamento, ai concorsi pubblici, al servizio di leva, agli sportelli dell'INAM, che non è una parola araba ma la sigla della cassa mutua di allora.


Eravamo tanti, troppi, anche al momento di andare in pensione, e ci costrinsero a lavorare qualche anno in più. Oggi, anziani con vari acciacchi, ma ancora decisi a non mollare, siamo perennemente in coda dal medico di base e in farmacia.


Una rarità, fra noi, i figli unici: la maggior parte ha dovuto condividere giochi, libri, cibo, e attenzioni con fratelli e sorelle. I nonni erano un lusso per pochi fortunati, poiché i sessantenni di allora erano già bisognosi di aiuto, più che in grado di offrirlo. E molti di noi non li hanno nemmeno conosciuti.


I metodi usati per educarci sono completamente alieni alla mentalità odierna: in casa le sberle e le ciabatte volavano con facilità, nessun genitore aveva letto libri di puericultura, e i rivoluzionari metodi montessoriani erano guardati con diffidenza. Non c'era il Telefono Azzurro, anzi, a volte non c'era neppure il telefono: diventavamo svelti nello scansare oggetti volanti ed esperti nel capire quando era possibile chiedere e insistere, o quando era meglio stare zitti o chiedere scusa.


A scuola andavamo con la cartella di cuoio, che già da vuota pesava qualche chilo. Ma non era un problema, perché avevamo soltanto due libri, due quaderni - uno a righe e uno a quadretti - e un astuccio per matite e penne. Noi boomers abbiamo ancora scritto intingendo il pennino nel calamaio, quello incastrato in un foro del banco, che veniva riempito a fine lezioni dal bidello. Con questo arcaico sistema abbiamo vergato pagine e pagine di aste, lettere maiuscole e minuscole, numeri e... macchie di inchiostro. Però abbiamo imparato a scrivere in modo leggibile.


Oggi i nostri nipoti vanno a scuola con zaini-trolley di marca, costosi, dotati persino di porta-PC e fessura di ricarica USB, così possono portare comodamente (nel breve tragitto dal Suv alla scuola e viceversa) decine di libri, quaderni che sembrano i dossier della Cia, borracce con ogni genere di bevanda corroborante, merende biologiche, frutta, vitamine e ovviamente l'immancabile tablet. Senza dimenticare il diario, che non serve più a nulla, perché per comunicazioni e compiti c'è un'apposita App. Però, sul diario è segnato il numero dell'avvocato di famiglia per l'immediata denuncia in caso di eccessi di severità di qualche sprovveduto insegnante.


A noi si raccomandava di "non stare con le mani in mano", cosa che oggi non ha più alcun senso. Vedete forse esseri umani di età compresa tra i dodici e i quarantacinque che fra le mani non abbiano uno smartphone o un tablet? L'ozio ai nostri tempi era il padre dei vizi, oggi è il fratello siamese dell'iPhone: sono indivisibili. Nessuno sta più con le mani in mano, tranne che nei pochi secondi in cui le mani si devono lavare, e lo smartphone viene amorevolmente trattenuto tra l'orecchio e la spalla (un'abilità invidiabile, che noi boomers non abbiamo mai acquisito). In tema di proverbi, dunque, vale ancora che "una mano lava l'altra", almeno finché non inventeranno una App per l'igiene personale.


I nostri genitori ci raccomandavano di non parlare con gli sconosciuti, ma oggi non è più necessario: bambini e ragazzi escono di casa con gli auricolari che trasmettono a tutto volume la loro musica preferita, e non solo non potrebbero dare retta agli sconosciuti, ma neppure agli stessi genitori.


Invece, col sistema educativo del "Percusse et impera", e lottando per conquistarci una vita dignitosa e indipendente, noi boomers non siamo poi cresciuti tanto male: per la maggior parte siamo rispettosi e onesti, e senza tanti grilli per la testa.


Forse per questo facciamo fatica ad accettare che presto li avremo nel piatto.

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Nonna Aboomer - ACC

Neppure dal barbiere si sta con le mani in mano

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Google per noi boomers: la biblioteca

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