Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
IL FIGLIOL BOOMERANG
A volte ritornano.
Non sto parlando di zombie, ma di figli.
Come dimostrano le statistiche, negli ultimi trent'anni la famiglia e la società sono profondamente cambiate. I figli e le figlie oggi restano in famiglia molto più a lungo di un tempo.
La generazione dei boomers non vedeva l'ora di essere economicamente indipendente per poter lasciare una famiglia che stava stretta: obblighi a non finire, orari da rispettare, appartamenti piccoli e sovraffollati, discussioni quotidiane. I giovani volevano formare una loro famiglia, o anche solo andare a vivere da soli. La situazione economica era diversa: il lavoro si trovava più facilmente di oggi, e di solito era anche retribuito meglio; limitando le spese non necessarie era possibile pagare un affitto, in attesa di raggranellare i soldi per acquistare un appartamento, anche piccolo, e con un mutuo. I figli che continuavano ad abitare con mamma e papà dopo i trent'anni erano rari, e venivano considerati sfigati.
Invece, oggi una persona su tre vive ancora con i genitori. E le altre due? Qualcuno sostiene che le altre due siano proprio i genitori. Si tratta di una battuta - forse - però il cambiamento è evidente e radicale.
Capita anche, con allarmante frequenza, che quei pochi giovani audaci che se ne sono andati a vivere altrove ritornino all'ovile: pecorelle smarrite in fuga dai gorghi della vita reale e dai rovi delle responsabilità. E il Buon Pastore che fa? Li accoglie, e che diamine: vuoi mica lasciarli al loro destino di persone adulte! Le cause di questi ritorni sono diverse: la separazione della coppia (evento molto più frequente di un tempo), le difficoltà economiche (il mantra 'aiutiamoli a casa loro' non è facilmente applicabile), i figli che hanno messo al mondo e che non riescono a gestire autonomamente: li portano al mattino dai nonni e li riprendono la sera, ovviamente fermandosi tutti a cena. E se nel frattempo si sono presi anche un cane, un gatto o un criceto, anche quelli saranno affidati ai nonni, compiacenti loro malgrado. Sono i moderni "figliol prodigo", che però non sono tanto prodighi, anzi, piuttosto esigenti e un filo opportunisti.
E i loro anziani genitori, dopo anni di sacrifici e spese per farli crescere e studiare, con l'obiettivo primario di renderli autonomi, si erano illusi di poter finalmente trascorrere una vecchiaia tranquilla e serena. Invece, si ritrovano a cambiare pannolini e seguire i nipoti più grandicelli nei compiti, portarli a nuoto, a calcio e dal dentista. Per usare un'espressione giuridica, essi diventano nonni affidatari, dal momento che i genitori naturali sono in difficoltà.
E senza possibilità di esimersi, sembra, considerando le recenti sentenze dei giudici che obbligano i nonni ad accollarsi le spese che i genitori affermano di non poter sostenere.
Nella famosa parabola del Vangelo, per festeggiare il figlio che ritorna il padre uccide il vitello grasso. Nella realtà delle nostre famiglie c'è poco da festeggiare, e nessun vitello da sacrificare. Anzi, per cenare tutti insieme appassionatamente è meglio il pollo della rosticceria, che rispetto alle fettine di vitello è sicuramente più economico.
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Stefania Marello - ACC

Il figliol prodigo
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