Stacks Image 2

Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

IL GATTO DI SCHRÖDINGER


Per "Paradosso del gatto di Schrödinger" si intende un esperimento mentale ideato nel 1935 da Erwin Schrödinger, un cervellone austriaco che, a differenza del matematico protagonista di A beautiful mind,non era malato di schizofrenia, ma forse un po' suonato di natura.


L'esperimento aveva lo scopo di dimostrare come la meccanica quantistica, se applicata a un sistema fisico, fornisca risultati paradossali.


Non ho intenzione di spiegare qui che cos'è la meccanica quantistica, sappiate solo che i quanti sono tanti, ma quanti di preciso nessuno lo sa.


Per realizzare praticamente l'esperimento si doveva inserire un gatto vivo in un sistema chiuso e non trasparente (leggi: una scatola), insieme ad un complicato marchingegno che, in seguito a casuale rottura, avrebbe avvelenato il gatto.


Un osservatore esterno non poteva sapere quindi se il gatto era morto o vivo finché non avesse aperto la scatola. Questo ovvio concetto significa, secondo la teoria quantistica, che i due possibili stati di gatto vivo e gatto morto sarebbero stati entrambi presenti contemporaneamente.


Per quel gatto non valeva "essere o non essere" di shakespeariana memoria, bensì "essere e non essere" di Schrödingeriana follia. Non chiedetemi il senso e l'utilità scientifica di questo esperimento, incompreso dalla maggior parte delle persone, ma anche da molti laureati in fisica, in ingegneria, nonché in veterinaria, con specializzazione in disturbi nervosi dei felini. Tuttavia, su di esso gli scienziati si sono arrovellati per anni, hanno scritto decine di articoli complicatissimi, di logica matematica, teoria dei quanti e calcolo combinatorio lineare.


Non so se mi avete seguito fin qui, tuttavia, se vorrete prestarmi ancora attenzione, proseguirò raccontandovi i dettagli pratici dell'esperimento, che sono molto più divertenti di quelli teorici.


Schrödinger, dopo aver convocato nel suo laboratorio le più elevate menti scientifiche dell'epoca, utilizzò una scatola di cartone sufficientemente grande da contenere un gatto. Praticò su di essa alcuni fori per facilitare la respirazione dell'animale, e inserì il marchingegno che, in qualunque momento, avrebbe potuto rompersi e uccidere l'essere vivente all'interno. Poi prese il suo gatto Minkiah (nome tipicamente austriaco) e lo convinse ad entrare nella scatola con uno stratagemma scientifico: mise due crocchette sul fondo. Richiuse la scatola e spiegò agli scienziati il significato dell'esperimento:


"Per il principio di indeterminatezza della meccanica quantistica... bla bla... per il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen... bla... blabla... per le funzioni d'onda... eccetera... finché la scatola è chiusa il gatto può essere contemporaneamente sia vivo sia morto".


"Minchia" sfuggì detto a uno dei cervelloni, evidentemente di origini italiane.


Il gatto, sentendosi chiamare per nome, miagolò.


"Per mille protoni!" sbottò Schrödinger, perché tutti avevano sentito che il gatto era vivo, e l'esperimento non era riuscito.


Il giorno successivo, su consiglio della moglie, andò alla ricerca di un gatto randagio e senza nome.


Il gatto però non era educato come il suo Minkiah, abituato a sporcare nella apposita cassetta. Non miagolò, ma fece la cacca dentro la scatola. Dopo un po' tutti avvertirono l'odore, perché anche le feci di gatto austriaco puzzano.


"Merda!" sfuggì detto al grande scienziato, e mai imprecazione fu più azzeccata.


Un gatto che fa la cacca è senza dubbio vivo, e ancora una volta gli scienziati se ne andarono scettici, e Schrödinger se la prese con il povero gatto, cacciandolo a pedate dal laboratorio.


Il giorno successivo decise di tagliare la testa al toro, anzi, al gatto: si procurò in una discarica un gatto già morto. Anche se sapeva in cuor suo che l'esperimento non sarebbe stato corretto, voleva a tutti i costi dimostrare il suo paradosso quantistico, e stavolta sarebbe riuscito perfettamente, poiché il gatto defunto sarebbe stato zitto e non avrebbe defecato per tutta la durata dell'esperimento.


Ma il gatto doveva essere morto già da qualche giorno, perché dai fori della scatola usciva un odorino vago, ma inconfondibile, di cadavere in decomposizione.


Ancora una volta la teoria quantistica dello sfortunato genio non fu dimostrata praticamente, e da quel giorno Schrödinger si limitò a scrivere trattati e articoli, a insegnare e a tenere conferenze in giro per il mondo, cose che sapeva fare assai bene.

.

Stefania Marello - ACC

Una rara fotografia del gatto Minkiah, indeciso se entrare nella scatola

Disclaimer. Questo blog non è da considerarsi una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non è da considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog potrebbero essere estrapolati da internet e, pertanto, se non considerate di pubblico dominio, perlomeno accessibili a chiunque. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, siete pregati di comunicarcelo senza esitazioni all’indirizzo e-mail: info @ lastampella.it e saranno immediatamente rimossi.
Gli scritti che contengono riferimenti a persone realmente esistenti hanno il solo scopo (si spera) di far sorridere e sono frutto del vaneggiare degli autori. Se tuttavia qualcuno non gradisse un articolo o una sua parte può chiederne la rimozione all’indirizzo di cui sopra, motivando l’istanza.
Non siamo responsabili dei siti collegati tramite link, né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.
| Copyright © 2016 La Stampella | contatti | newsletter | privacy policy | sitemap |