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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

LA MOSCA COCCHIERA IN PILLOLE

IN PILLOLE

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Se gli alieni fossero viola? Royal Astronomical Society ha pubblicato uno studio sul possibile colore degli extraterrestri: non verde come nei film fantascientifici, ma viola, la tinta di batteri terrestri in condizioni ambientali estreme, compatibili con il clima di altri pianeti della nostra galassia. Possono in realtà essere di vari colori, tra cui giallo, arancio, marrone e rosso: crescono sfruttando la luce rossa o infrarossa, ed effettuano una fotosintesi semplificata, che non produce ossigeno. Forse erano sulla Terra prima che si sviluppassero le piante in grado di effettuare la fotosintesi clorofilliana. Secondo i ricercatori, i batteri viola potrebbero essere la forma di vita ideale sui pianeti che orbitano attorno a nane rosse, più comuni nella galassia. Lígia Fonseca Coelho, coordinatrice della ricerca, con la collaboratrice Lisa Kaltenegger: “È facile immaginare che i batteri viola possano riuscire a vivere in molti pianeti”. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “E alcune aliene fanno le ricercatrici sul nostro pianeta?”.

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Sigmund Freud scrisse che le armi sono simboli fallici. Possedere pistole e fucili sarebbe una compensazione per chi ha il pene piccolo. Il team di Terrence Hill della University of Texas, a San Antonio, la definisce “teoria psicosessuale del possesso di armi”. Hill e colleghi hanno testato ben 1.840 uomini, verificando se posseggono armi, e quanto si dichiarano soddisfatti della taglia del proprio organo genitale. Ma, i risultati dicono che non c’è nessuna compensazione. I più contenti delle proprie misure falliche sono risultati, a loro dire, gli uomini che possiedono pistole e fucili. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Consegue che, stante la obiettiva difficoltà di ottenere il porto d’armi, quindi in Italia esistano poche armi, siamo uno Stato di microfallici”.

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La pensione a 40 anni è possibile. Il movimento Fire, “Financial independence, retire early”, cerca di creare una base economica che permetta di ritirarsi dal sistema contributivo molto prima del previsto. L’idea è di mettere da parte soldi in giovane età, per smettere di lavorare presto. Mette a disposizione l’aiuto di molti influencer, pronti a dare consigli su come risparmiare più possibile. Opera in Scandinavia, dove c’è un sistema conformista: generoso, ma con regole rigorose con poche libertà di scelta per individui e le famiglie. Allora, i giovani si ribellano, ma per questo serve l’indipendenza economica. Secondo Mi Ah Schoyen, una ricercatrice all’Università Metropolitana di Oslo, per il movimento Fire solo i più benestanti possono sperare nella vera indipendenza economica: il dipendente medio non guadagna abbastanza. Per la specialista di economia privata Endre Jo Reite è proprio il generoso sistema del welfare che rende possibile ritirarsi presto: “In Norvegia non è necessaria, una assicurazione privata, o pensare chi si prenderà cura di te in terza età”. La scrittrice Maj My Humaidan si è ritirata dal sistema scandinavo, che giudica troppo rigoroso e basato sul pubblico, e col marito e i bambini si è trasferita sulla piccolissima isola Aero: “Ormai soltanto i privilegiati possono permettersi di passare tempo coi figli”. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “L’amico Chievolti si è ritirato a 40 anni, e senza chiasso”.

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Ad una certa età è possibile avere una buona memoria. La senilità non condanna al rimbecillimento. Si calcola che la demenza senile colpirà 139 milioni di persone nel 2050, ma gli scienziati vedono una senilità con nuove chance: dei super-agers, o super-anziani, dotati di memoria. Li hanno individuati i ricercatori dell’Alzheimer Disease Research Unit di Madrid. Lo studio pubblicato sul Journal of Neuroscience assicura: “Super-anziani sono ultraottantenni con la memoria di cinquantenni: sono la prova che il declino cognitivo legato all’età non è inevitabile”. Il dottor Bryan Strange e il suo team hanno seguito per cinque anni 64 super-anziani dalla memoria brillante e 55 anziani tipici, riscontrando nei primi migliore tenuta della sostanza bianca, più volume in aree del cervello come l’ippocampo e la corteccia entorinale, e migliore connettività tra le regioni coinvolte nella cognizione. I motivi restano da esplorare. Si sa cosa differenzia i due gruppi: i super-eroi hanno valori migliori di pressione, metabolismo del glucosio, mobilità, ed hanno più relazioni sociali. Ma sembrano irrilevanti differenze fra qualità del sonno, alimentazione sana e no, uso di alcol e tabacco, e sport praticati o no. Fare stime è un azzardo, ma è affascinante. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino, 107 anni: “Dovevano consultare me, super-anziano tipico”.

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Gli ippopotami volano. Uno studio del Royal Veterinary College, Inghilterra, ha analizzato 169 cicli di movimenti di 32 ippopotami, stabilendo che per il 15% del tempo staccano contemporaneamente le quattro zampe da terra. John Hutchinson, responsabile dello studio, e professore di biomeccanica evolutiva all’RVC, spiega che studiarli è complesso, perché sono molto aggressivi e pericolosi. Si muovono velocemente al “trotto”, e i movimenti delle zampe sono sincronizzati a coppie, in diagonale (anteriore destra e posteriore sinistra, e viceversa) come i cani. “Volano”. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Pensavo che i soli mammiferi volanti fossero i pipistrelli. A parte gli asini cantati da Stanlio e Ollio, e spacciati per verità dalle varie sinistre”.

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Una vacanza da sogno? Lo sleep tourism - turismo del sonno - offre la possibilità di recuperare il sonno perso durante l’anno di lavoro, e riposare meglio che a casa. Un sondaggio di Booking - portale di prenotazione di viaggi - dice che il 37% degli intervistati ha tra i primi obiettivi delle ferie dormire meglio, e il 25% dedicherebbe intere giornate al sonno. E il professor Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ordinario di Neurologia all’Università Vita-Salute, evidenzia anche le criticità di una vita iperconnessa, ed accelerata, a partire dal consultare il cellulare prima di andare a letto, che ostacola l’addormentamento, poiché mantiene attivi i centri della veglia. I percorsi di good sleeping, proposti da resort e relais, prevedono un parziale abbandono di telefonini e computer. Esistono sedute di meditazione nella natura, “tranquillity massage”, sessioni di nidra yoga e rilassamento a base di onde binaurali, ovvero impulsi sonori in grado di influire positivamente sullo stress, e aromaterapia e docce all’eucalipto. Certe strutture prevedono materasso in memory o ad acqua, camere insonorizzate e tende oscuranti. “Smart clock” controlla quante ore di sonno Rem abbiamo dormito. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Quando mi serve vado in cascina a Brevigliasco dallo zio Gino, in mezzo al niente. Mangio e bevo bene, mi alleno per come sarà il paradiso”.

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La tua casa spiega chi sei. Sam Gosling, uno psicologo dell’Università di Austin, in Texas, studia da anni gli spazi nei quali viviamo, per trarne indizi su chi siamo. Gli oggetti che scegliamo e come li disponiamo restituiscono un quadro della nostra personalità più delle parole. È il momento di dedicarsi alla snoopologia, la scienza del ficcare il naso negli spazi altrui, che ha codificato, e che in italiano si potrebbe tradurre con curiosologia. Stando alla teoria dell’auto-conferma di William Swann, psicologo sociale dell’Università di Austin, cerchiamo di dare messaggi realistici su ciò che siamo, anche quando non ci identificano al meglio. Il curioso dovrebbe cercare indizi sulla personalità del padrone di casa, i residui comportamentali. Può essere difficile riconoscerli, o avervi accesso: sono tracce fisiche che lasciamo ogni giorno inconsapevolmente, cui non diamo pensiero. E che per questo sono veritiere. Le fotografie indicano ciò che è più importante per noi: persone e luoghi del cuore. Quelle appese, che si spostano meno, sono più significative delle intercambiabili in cornice sparse in giro. In camera e in bagno si capisce l’anima del proprietario. I libri sul comodino raccontano la reale personalità: parecchi, e molto diversi, sono indice di apertura mentale e di persone amanti delle novità. Il bagno, specialmente privato, è il posto migliore dove sbirciare: qui poster e stampe con scritte, messaggi o frasi famose sono carezza psicologica che ci dedichiamo per stare bene. Il frigo è una falsa pista, perché quasi tutti ci teniamo le stesse cose, quindi non spiega nulla. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Sono piuttosto riservato, poca gente frequenta la mia casa. Le gentili signore che mi hanno omaggiato dei loro favori non mi hanno criticato”.

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Il perfezionismo è pericoloso. Per il sogno americano, niente è irraggiungibile se lo vuoi davvero, il duro lavoro paga sempre, e comandiamo il nostro destino. Sono convinzioni che, se assolutizzate, collegano ricchezza, status e immagine col valore personale, e spingono costantemente ad adeguarsi a modelli sovente irraggiungibili. La ricerca di perfezionismo crea dipendenza, la ricerca della perfezione non finisce. Dovremmo guardare le cose da una prospettiva più umana. Non ha senso, cercare la perfezione assoluta. Celebriamo l’imperfezione come una parte normale naturale della vita, comunque imprevedibile, che mai sarà sotto il nostro completo controllo. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Ma per me il problema non si pone, io sono nato perfetto”.

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Finito anche il mestiere di sommelier? Arriva il naso elettronico, che sa degustare il vino. L’e-nose è composto da sensori, un sistema di elaborazione del segnale, e uno di analisi, che gli consentono di identificare le sostanze con un metodo simile all’olfatto umano. La ricerca è di scienziati del dipartimento di ingegneria elettrica, matematica e scienze presso l’Università di Gävle in Svezia, in collaborazione coi ricercatori dell’Institute Campus Gandia, Universitat Politècnica de València (Igic). José Chilo, un ricercatore in ingegneria elettrica, dichiara: “L’uso dell’intelligenza artificiale aumenta ogni giorno il potenziale del naso elettronico”. È stata utilizzata dall’individuazione di esplosivi alla determinazione di una grave malattia. Il naso elettronico si differenzia dalla tradizionale degustazione per velocità e affidabilità. La tecnologia e-nose azzera la percentuale di rischio, che hanno gli intenditori, di ammalarsi, e della riduzione del “senso dell’olfatto”, in un assaggio convenzionale. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Calma, ci preoccuperemo quando inizierà a blaterare di profumo di radice di zenzero, mughetto decantato, cuoio antico, muschio artico…”.

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Non scrivere a penna è pericoloso. L’invito a esercitare la scrittura a mano, e in particolare in corsivo, viene da scienziati, esperti di didattica, e linguisti. Pensiero, linguaggio, scrittura, sono anche fenomeni culturali con un fondamento biologico. Lo afferma l’immunologa e accademica della Crusca Maria Luisa Villa: “Scrivere a mano mobilita una trentina di muscoli, una ventina di articolazioni, e una dozzina di aree del cervello, creando una memoria motoria. Un tempo, le scuole di scrittura avevano per oggetto la calligrafia, oggi puntano sulla creatività, come se manualità e creazione fossero mondi separati. Semmai, la scrittura è delegata ai polpastrelli che digitano il più rapidamente su tastiera o schermo. La lentezza del corsivo cede il passo alla semplificazione del maiuscoletto, nel quotidiano trionfa la digitazione”. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino: “Solo più analfabeti, digitano veloci castronerie sul vetro”.

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Il peperoncino ti allunga la vita. Il consumo abituale di spezie è associato ad una maggiore aspettativa. Nei libri antichi, dalla Bibbia a Erodoto di Alicarnasso, trovi testimonianze che furono usate come conservanti e rimedi medicali. E lo conferma uno studio del British Medical Journal su mezzo milione di cinesi osservati 7 anni. I ricercatori della National University of Natural Medicine di Portland, in Oregon, hanno verificato che i polifenoli in alimenti, erbe e spezie utilizzati nella dieta d’una persona sana hanno impatto positivo sulla salute dell’intestino: il maggior consumo abituale supporta un ambiente intestinale in cui i batteri patogeni sono in numero inferiore rispetto a quelli con qualità meno potenzialmente virulente. Gli vengono riconosciuti miglioramento della circolazione sanguigna, ossigenazione tissutale, e persino ricadute sulla salute mentale, inducendo rilascio di serotonina ed endorfina, ormoni che migliorano l’umore. Un peperoncino funziona più dell’antidepressivo. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino, 107 anni: “Mai mangiato peperoncini. Cosa ho sbagliato?”.

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Per vivere a lungo, devi passare molto tempo con gli altri. I sud-europei sono più longevi. Il rapporto dell’Institute for Health Metrics dell’Università di Washington stima ai primi posti Spagna, Italia, Portogallo, Francia, e i microstati come Malta, San Marino e Andorra. I motivi: la dieta mediterranea, la maggiore attività fisica, e soprattutto la socialità. Tutti gli studi medici concordano: la frequenza dei rapporti con familiari e amici costituisce una rete di protezione sociale che fa bene alla salute e allunga la vita. Chi vive solo, e ha scarse relazioni, fa fatica a superare le malattie tipiche dell’età avanzata, e a non cadere in disturbi psicologici quali la depressione. Il Professore Chiarissimo Sun Nen Bun, Dipartimento Torrazzese dell’Università di Pensologia di Torino, 107 anni: “Ho pochissimi amici, e nessun parente. A parte la compagnia di signore piacevoli, schifeggio il mio prossimo. Quindi non capisco”.

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