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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

CHI CI HA CREATO?


Questa domanda mi permette di introdurre il tema di oggi: il catechismo.


Tanto tempo fa, quando i nonni di oggi erano ancora dei bambini, a sette anni si andava in chiesa a lezione di catechismo. Ci andavamo tutti: non ricordo di compagni esonerati perché testimoni di Geova, musulmani, buddisti, ebrei, né tantomeno atei (nemici di Dio che non si potevano neppure nominare, se non facendosi il segno della croce). Anche se oggi sembra strano, nel periodo tra la fine della guerra e gli anni settanta noi italiani, dal Nord al Sud, eravamo tutti cattolici. Le lezioni di catechismo erano tenute dai preti, e affrontavano alcune questioni fondamentali sulla natura di Dio e sui nostri doveri verso di lui. Dovevamo imparare a memoria le risposte a precise domande, anche se non ne capivamo il senso. Alla fine dei corsi, per poter fare la Prima Comunione, si sosteneva un piccolo esame.


Alcuni enunciati erano comprensibili anche a noi bambini, e potevamo accettarli senza pensarci troppo. Per esempio, la prima domanda, con relativa risposta, era:

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CHI CI HA CREATO?

CI HA CREATO DIO.


Non so voi, ma a creare me deve essere stato uno spirito libero da canoni estetici, dotato di senso dell’umorismo, ma completamente privo di senso della simmetria e delle proporzioni. Infatti, mi creò bassa e alquanto storta.


Ma a sette anni ero fiera di essere una creatura di Dio. Cioè, credevo in un indefinito “prima” in cui non c’era nessuno, e che ad un certo punto Dio, forse un po’ annoiato dalla monotonia dell’universo, avesse deciso di crearci, facendoci diversi gli uni dagli altri: alti o bassi, biondi o bruni, gentili e sorridenti o incazzati e maneschi, a suo piacimento.


La domanda successiva era:

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CHI È DIO?

DIO È L'ESSERE PERFETTISSIMO, CREATORE E SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA.


Quindi Dio era perfettissimo, superlativo assoluto di perfetto, che è già di per sé un aggettivo che non ammette confronti. Inoltre ci aveva creati, quindi aveva senso che fosse anche nostro Signore, e che avesse il massimo potere su di noi. Me lo immaginavo come il signorotto del castello medievale, che aveva potere di vita e di morte sui servi della gleba, come avevamo studiato in storia.


Seguiva una serie di domande a risposta metafisica, del tipo:

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DOV’È DIO?

DIO È IN CIELO, IN TERRA E IN OGNI LUOGO.

E qui la mia povera mente di bambina di seconda elementare iniziava ad avere difficoltà. Niente di ciò che conoscevo poteva stare in più luoghi contemporaneamente: i passeri e i piccioni potevano stare in cielo e in terra, ma non allo stesso tempo. Forse i coccodrilli potevano trovarsi in acqua e in terra, nel senso di avere la testa e le zampe sulla terraferma, ma la coda ancora in acqua. Ma di sicuro non potevano stare in cielo. Così rimuginavo a vuoto.

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CHE SIGNIFICA CHE DIO È “PERFETTISSIMO”?

“PERFETTISSIMO” SIGNIFICA CHE DIO È SENZA DIFETTO E SENZA LIMITI, OSSIA CHE EGLI È POTENZA, SAPIENZA E BONTÀ INFINITA.


A questo punto saltò fuori in tutta la sua virulenza il mio lato polemico, e osai protestare: bontà infinita? E le guerre allora? E il cane randagio cieco da un occhio che certi ragazzetti del quartiere prendevano a sassate? E la nostra compagna Mirella che era nata sfigurata dal labbro leporino?


Fui subito zittita dal prete, il quale, con la scusa che avevo interrotto la lezione senza aver prima alzato la mano, mi spedì fuori dall’aula.


Dopo questo episodio mi guardai bene dal porre altre domande, e quando non capivo me lo tenevo per me. A costo di prendere svarioni che sconfinavano nell’eresia, come capitò a proposito della domanda successiva:

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DIO È SEMPRE STATO?

DIO È SEMPRE STATO E SEMPRE SARÀ.


Vuoi perché non ero stata attenta alle spiegazioni del prete, vuoi per le mie difficoltà a immaginare un tempo infinito, e vuoi per la forte influenza che il dialetto ancora esercitava su di me, interpretai quel “sarà” come “chiuso”, perché è questo che significa “sarà” in piemontese.


Dunque, Dio è sempre stato chiuso. Punto. Che in fondo aveva anche senso: Dio è un tipo chiuso in se stesso, poco socievole e di poche parole, come confermavano le illustrazioni, dove Egli era sempre rappresentato come un vecchio severo, e a dirla tutta un po’ altezzoso.


Non ricordo come si svolse l’esame, ma probabilmente non mi fu chiesta spiegazione di questa particolare qualità divina. Così, fui promossa, e allegramente ammessa alla mia prima comunione con tale “ermetica” divinità.


Sto ancora aspettando che questa divinità si apra, e mi spieghi.

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Stefania Marello - ACC


Bambina interroga un coccodrillo sulla sua ubiquità

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