Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
NONNA RAI
La televisione italiana festeggia i suoi primi settant’anni. Mamma Rai è diventata nonna, ma quelli che hanno all’incirca la sua età se la ricordano bambina.
Il mio rapporto con la televisione iniziò ben prima di possedere un televisore. Iniziò con la radio, una prodigiosa radio dotata di modulazione di frequenza, che rendeva possibile sintonizzarsi anche con il canale TV. Appollaiate su uno scranno in cucina, mia sorella ed io ascoltavamo l’audio della TV dei Ragazzi: le avventure di Lassie, Rintintin, Braccobaldo, Topo Gigio. Non era come vederli, ma avevamo quella capacità di adattamento che alle generazioni successive è venuta a mancare: con l’aiuto della fantasia, e di un udito attento per non perdere né una parola né un rumore, riuscivamo a dare una rappresentazione visiva alle parole.
I primi televisori, ovviamente in bianco e nero, erano ingombranti e costosi. Non tutte le famiglie se li potevano permettere.
I vicini del piano di sopra l’avevano, e ci invitavano a vedere Canzonissima, il Festival di Sanremo e qualche sceneggiato a puntate. Di canzonette e balletti non mi importava niente (esattamente come adesso). Ero poco interessata anche alle vicende complicate di certi sceneggiati deprimenti: dopo i titoli di testa mi addormentavo regolarmente sul divano degli ospiti. Alla fine delle trasmissioni e delle chiacchiere io continuavo beatamente a dormire, e papà mi riportava a casa in braccio. Mia sorella, che era più grande e riusciva a guardare, sveglia, anche i programmi più soporiferi, ci seguiva per le scale con in mano le mie scarpe.
Dopo qualche anno di sfruttamento del divano e del televisore dei vicini, lo acquistammo finalmente anche noi. Fu un evento epocale, che si meritò un brindisi in famiglia con la gazzosa.
Un mondo nuovo si spalancò ai nostri occhi: l’America leggendaria entrava in casa grazie ai documentari, ai film e ai “cartoon”. Talvolta appariva Walt Disney in persona a presentare le sue meravigliose storie animate.
Trasmissioni a premi come “Lascia o raddoppia” e “Il rischiatutto” ci tenevano incollati davanti allo schermo, scommettendo su questo o quel concorrente, e nel frattempo imparavamo qualche nozione di cultura generale. E nonostante sapessimo già da un pezzo leggere e scrivere, a volte si indugiava su “Non è mai troppo tardi”, affascinati dalla scrittura elegante e dall’abilità nel disegno del mitico Maestro Manzi.
Gli spot pubblicitari del famoso “Carosello” stimolavano curiosità e desideri per ogni nuovo prodotto.
La TV mi faceva sognare, ma a volte mi angosciava, con i suoi servizi sulla guerra fredda, sui disastri naturali, sui rischi della prossima bomba atomica. Imparammo il significato di “congiuntura economica”, e ascoltammo le promesse menzognere dei politici, guardandoli finalmente in faccia durante i dibattiti di “Tribuna Politica”.
Con le sue frequenti interruzioni Nonna Rai ci insegnava anche la pazienza e il controllo della rabbia. Non esisteva ancora l’antenna centralizzata né tantomeno satellitare. Quei televisori preistorici erano dotati di una specie di minuscola antenna, detta “baffo”, che avrebbe dovuto catturare il segnale: perciò veniva spostata, ruotata, inclinata e nervosamente maltrattata ogni volta che l’immagine si faceva zigzagante o puntinata o, peggio, nera. Ma non sempre funzionava.
Qualche volta il programma si interrompeva improvvisamente, e appariva il messaggio “Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile”. Era frustrante, nonostante l’accompagnamento musicale e le immagini di greggi al pascolo in luoghi idilliaci. “Ancora le pecore!” tuonava incollerito papà quando queste scene bucoliche interrompevano per la terza volta il suo programma preferito. A quel punto non restava altro da fare che andare tutti a letto, mugugnando per l’ingiustizia, le colpe della Rai e l’ostilità del mondo intero.
Ma in alternativa, restava la lettura di un libro: un piacere senza tempo che nemmeno la TV è riuscita a farci dimenticare.
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