Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
In questa sezione sono riportati articoli scritti tra il 2012 e il 2014, quando l'ACC collaborava allegramente con LA TAMPA
L'ARTICOLO INPS
A scuola ci insegnano che gli articoli sono di due tipi: determinativi e indeterminativi. Ma solo ad una certa età scopriamo che, tra quelli indeterminativi, c'è l'articolo INPS, il più indeterminativo di tutti.
INPS è l'acronimo di Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Purtroppo, specialmente in periodi di Spending Review e difficoltà di quadratura dei bilanci pubblici, esso diventa Istituto Nazionale Piglia Soldi, soldi che non saranno mai più restituiti a chi li ha versati. Il denaro sottratto ai lavoratori dipendenti sotto forma di contributi finisce in una specie di pozzo, di buco nero, di spazio parallelo, dalle coordinate, appunto, indeterminate. Da quando poi la Dolce Fornero & C., nota azienda di prodotti da forno crematorio, come ad esempio gli esodati, si è occupata di conti INPS, l'indeterminazione è ulteriormente salita.
Qualche giorno fa ho avuto necessità di recarmi alla Sede Centrale INPS di Torino, che si trova in via XX Settembre, in pieno centro, in un palazzo vetusto, di chiara architettura fascista. Lo stesso tipo di architettura si ritrova anche nel palazzo accanto, che ospitava fino a poco tempo fa l'Hotel Nazionale, tristemente famoso perché vi conducevano e talvolta torturavano gli oppositori del regime fascista.
Ma che c'entra questo con l'INPS? C'entra, perché un'ombra di crudeltà sembra rimasta impigliata in qualche modo all'interno di questi palazzi.
Appena si entra si viene colti da un senso di spaesamento totale, per l'ampiezza dell'atrio e il via vai continuo di persone. Nel mezzo troneggia un banco 'informazioni', una specie di scialuppa di salvataggio alla quale si aggrappano tutti i naufraghi sperduti tra il Mar delle Pratiche e lo Stretto Periglioso della Burocrazia. Dietro il banco staziona un omino, un po' pelato, con gli occhiali e l'aspetto dimesso, che solo i più sprovveduti potrebbero definire ancora 'usciere'. Intanto è dotato di computer e lo sa usare alla perfezione, poi è rapido ed efficiente. Liquidati in poco tempo quelli che mi precedono nella lunga fila, e appena individuato, nel mio farfugliamento, la parola chiave (in questo caso era CUD) mi schiaffa in mano un bigliettino con scritto a caratteri cubitali: terzo piano - stanza 316. E via, liberare la fila, prego. La trovata del bigliettino al posto della semplice indicazione verbale è geniale: i pensionati sono anziani e smemorati, e prima di arrivare al terzo piano dimenticherebbero sicuramente qualche numero.
La prima tortura è costituita dalle scale. Sembra facile, ma di scale nel palazzo ve n'è più di una. Imbocco la prima che trovo, uno scalone enorme e lugubre. Dopo aver salito almeno quattro rampe, mi ritrovo in una grande sala. Un cartello segnala '1° piano'. Intorno porte di uffici, ma ovviamente non il mio, che è al terzo. Mi scoccia ridiscendere, rifare la coda da Caronte per farmi spiegare come si raggiunge il Girone Infernale di mia competenza. Allora provo a percorrere le pareti della sala, cercando la leva magica, il mattone fasullo, che, se smosso, fa aprire il passaggio segreto. Infatti, dietro una porticina accostata scopro un'altra scala e riprendo a salire.
I piani dell'INPS sono altissimi, almeno il doppio dei piani di un normale condominio. Lungo le scale si incontrano figure smarrite, con lo sguardo allucinato e con il loro fogliettino tutto sgualcito in mano. Alcuni si riposano, accasciati sui gradini. Ce n'è uno così pallido che… forse non si sta solo riposando… Sto per chiamare il 118 dal cellulare, quando ha un leggero movimento con la testa. Meno male, è ancora vivo. Chissà da quanto tempo vagava nel palazzo.
Al terzo piano ho la dispnea e l'angina da sforzo. Arrancando e premendomi una mano sul petto (sono una pensionata anch'io, in fin dei conti) mi trascino all'ufficio giusto, prendo il solito numero e attendo.
Quand'è il mio turno l'impiegata inserisce i miei dati sul computer. Dopo una breve attesa mi comunica che il mio documento non esiste. "Ma come è possibile? E come faccio? Senza il CUD non posso fare il 730, senza il 730 non posso scaricare gli OD…" Mi blocca, prima che le snoccioli tutti i numeri e le sigle dei modelli fiscali esistenti: "Non so che dirle, se non c'è sul computer io non posso farci niente. Avanti il prossimo!". E questa è un'altra tortura, più sottilmente psicologica: l'incompetenza unita alla scortesia del personale. Ognuno conosce il suo pezzettino di lavoro e nulla sa del meccanismo complessivo nel quale è inserito. E guai a voi, anime prave, che osate chiedere.
A quel punto mi ribello e con il fiato residuo grido: "Ma ci sarà pure un altro ufficio al quale rivolgermi per avere spiegazioni!"
L'impiegata, pur spazientita dalle mie insistenze, ha un moto di pietà, ci pensa un secondo, poi dice: "Torni al pian terreno, c'è un omino, un po' pelato, al banco informazioni… Ecco, chieda a lui".
Obbedisco, umiliata e sottomessa come Garibaldi.
Torno al pian terreno, venti rampe sotto. Rifaccio la coda. L'omino-che-sa ascolta il mio problema, interroga a sua volta il computer e subito mi spiega, con competenza e chiarezza, perché il mio documento non esiste. Tutto riacquista un senso logico.
Lo bacerei seduta stante sulla pelata. Quest'uomo deve essere il braccio destro del Dirigente Amministrativo, ma che dico, deve essere il suo capo, poiché ne sa più del Presidente e del Direttore Generale messi insieme. Certo che, se me l'avesse detto subito, avrei risparmiato tempo, fatica e discussioni con la tizia del terzo piano. Ma non poteva: glielo impediva il Principio di Indeterminazione di INPSemberg, una regola recentemente introdotta dal Ministro per la Semplificazione, che impedisce ai dipendenti dell'Istituto, anche quelli svegli e geniali, di fornire più di un'informazione corretta alla volta. Pena il licenziamento in tronco, e la perdita del diritto alla pensione di vecchiaia.
Stefania Marello (APRILE 2014)
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