Umorismo di sostegno
PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016
ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ
Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.
SCEMO CHI LEGGE?
Le scritte sui muri sono un elemento ineluttabile nelle nostre città, ma la fantasia dei graffitari si è perfezionata nel tempo. Oggi, invece di asserzioni concise come “Dio ti vede” o “Ti amo Marisa”, si possono leggere considerazioni più articolate e profonde, veri aforismi itineranti, o “street thougt”, come li chiamerebbe qualche anglofilo.
Questa evoluzione è stata favorita dalle bombolette spray, più economiche e soprattutto più pratiche di altri sistemi di pittura.
Si sono evolute persino le oscenità onnipresenti sulle pareti dei bagni pubblici: oltre alle intramontabili “Viva la figa”, “Mona Mour” e “Mela dai” (con tanto di disegnino, ma non della mela), ci si imbatte in messaggi più articolati, del tipo “Tuo marito ti trascura a letto? Chiamami”, seguito dal numero telefonico. Talvolta l’oscenità sta soprattutto nel fatto che l’autore ha scritto all’etto anziché a letto.
Una scritta ormai desueta è “Scemo chi legge”, molto in voga in passato, ma che oggi ci sembra infantile e un po’ idiota. In realtà è dotata di una sua logica spiazzante che strappa comunque un sorriso, come certi scherzi telefonici d’altri tempi: “Scusi signora, c’è l’acqua a casa sua?” e alla risposta affermativa si replicava “Allora vada a farsi il bidé”.
Ma la parola scemo, mi sono chiesta, da dove ha origine? Da scemare, verbo che deriva – chi l’avrebbe mai detto - dal latino, e significa dimezzare, e per estensione diminuire.
La luce scema durante il crepuscolo, il brontolio del tuono scema alla fine del temporale, e una persona scema non è “intera”, ha intelligenza e giudizio ridotti.
Insomma, si tratta di un verbo interessante, che si presta a simpatiche elaborazioni. Per esempio, se vuoi prenderti gioco dell’amico saputello, che sfoggia la sua conoscenza dei verbi e corregge tutti ad ogni congiuntivo, potresti chiedergli di coniugare il presente indicativo di scemare. Se la tua piccola vendetta funziona lui dirà con convinzione “io scemo”, tra le risatine dei presenti.
Alla luce del significato di scemare, la locuzione affermativa “Scemo chi legge” ha bisogno di essere aggiornata: in questo tempo digitale in cui si legge sempre meno, avendo sostituito libri e giornali con tablet, portatili e smartphone, bisognerebbe scrivere “Scemo chi NON legge”, per avvisare che stiamo correndo il rischio di… scemare. Se si legge poco, o nulla, scema il nostro linguaggio, il nostro senso critico, la nostra fantasia. Scemano le capacità di immaginare, di sognare, di sviluppare l’empatia e di comunicare emotivamente.
Al vederci con la testa china sullo smartphone, sembriamo impegnati costantemente nella lettura e nella scrittura, ma è un’illusione: siamo solo ipnotizzati, imprigionati in una realtà virtuale che ci domina, e che condiziona ogni nostra scelta.
Tuttavia, il numero dei lettori scema costantemente, e probabilmente tende a zero.
I pochi superstiti, considerati i dinosauri del Periodo Cartaceo, sono destinati all’estinzione. Perciò si dovrebbe scrivere “SCEMO CHI NON LEGGE” a caratteri cubitali, sui muri delle scuole, delle biblioteche, e in ogni luogo pubblico.
Per quanto sia inevitabile utilizzare i dispositivi che la tecnologia ci ha messo a disposizione, bisogna saper smettere ogni tanto, per non diventare dipendenti. Almeno una volta al giorno mettiamo via l’ordigno ipnotico, e leggiamo un libro: non si scarica la batteria, non c’è il disturbo ossessivo della pubblicità, c’è sempre campo, non c’è bisogno del credito, e se lo si smarrisce non è un gran danno.
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Stefania Marello – ACC
Giovane graffitaro che vuole esprimere l’amore della sua vita
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Ma abbiamo frequentato scuole diverse…
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