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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

MILANO COMICS & GAMES 14/15 SETTEMBRE 2024

ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI: ESERCIZI DI STILE


Lei si chiamava Dovizia, un nome assai particolare, ma consono al suo carattere, che la vedeva descrivere ogni cosa le accadesse, con minuziosità̀ quasi pistina.


Lui masticava un ramoscello di liquirizia, affidandogli l'arduo compito di soddisfare quella dannosa abitudine coltivata con dovizia che ancor la sigaretta tra le labbra gli facea agognare.


Fu arduo smettere, per di più repentino di quel becero vizio inviso alla donna amata, ma recondita era la speranza che nel suo destino lo stratagemma valesse la meta sì desiderata.


La panacea d'ogni suo soffrir d'amore si trovava recondita e furtiva sol nella sua mente, ma la brama di chetare il proprio cuore lo portò cocciuto a vessare il cerebro indisponente.


Pur di vincere la disputa, con le cervella s'avventurò, tra sé e sé, in eloquio sagace, al fine di convincere l'inconscio e la donzella che la vittoria era vicina, con l'aiuto d'indole pugnace.


Egli non sapea però che i cerulei occhi della fanciulla brillavan per altro uomo a lei più consono e agiato, mostrandosi così venale, sciocca e un po' fasulla, tant'è che giunta al culmine la storia, si ritrovò spiazzato.


Quale ghiribizzo le era scorso d'un tratto per la testa, chi potea esser l'artefice di tal nefando abominio, un becero personaggio uscito dal ciarpame di qualche festa, o forse uno zotico fra i tanti dai capelli color del minio?


Ineffabile, lei si presentò, e con parlar forbito gli presentò testè il canuto e bislacco compagno, quindi con un gesto blando gli diede il benservito, lasciandolo nel bailamme e col bisogno d'andare in bagno.


Cercando di raccoglier la vaghezza dei suoi pensieri, madido di sudore, cercò l'oblio dentro a un igienico servizio. In quell'angusto e ameno spazio provò a tornare a ieri. Forse è stato per un cavillo, pensò guardando l'orifizio.


Il cielo, non più terso, s'era nel frattempo fatto uggioso, e si ritrovò tra le mani a maneggiar una duttile cartina. Al diavolo quella stupida accozzaglia, e il tipo tedioso.

Ghiotto son di tabacco, e torno a farmi una fumatina.


La composizione “poetica” è stata scritta con l’obbligo di avere un senso compiuto e contenere i 50 vocaboli di seguito elencati.


Spero di non aver fatto dimenticanze, se mi sbalio mi corigerete.


1. Zotico 2. Uggioso 3. Artefice 4. Oblio 5. Abominio 6. Arduo 7. Duttile 8. Ameno 9. Bislacco 10. Ciarpame 11. Accozzaglia 12. Blaterare 13. Becero 14. Ineffabile 15. Angusto 16. Consono 17. Nefando 18. Terso 19. Ebbro 20. Vaghezza 21. Culmine 22. Blando 23. Ceruleo 24. Recondito 25. Dovizia 26. Brama 27. Panacea 28. Vessare 29. Venale 30. Indole 31. Repentino 32. Ghiribizzo 33. Bailamme 34. Cavillo 35. Forbito 36. Disputa 37. Sagace 38. Furtivo 39. Agognare 40. Intonso 41. Agiato 42. Tedio 43. Caterva 44. Ghiotto 45. Stratagemma 46. Cocciuto 47. Eloquio 48. Madido 49. Canuto 50. Flebile.

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Il Dittatore Franco Cannavò

LA TAMPA 2419 del 2014

Franco Cannavò declama il componimento poetico ai Nonni

OPERAI CON STIPENDIO RADDOPPIATO PER ERRORE


QUANDO L’AGENZIA DELLE ENTRATE APPLICA LE NORME CON ECCESSO DI ZELO

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I controlli fiscali effettuati dall'Agenzia delle Entrate avvengono perlopiù sulle dichiarazioni di imprenditori e liberi professionisti.


Gli studi di settore determinano il reddito medio per tipologia aziendale e, in base a questo, vengono controllate le proprietà di beni immobili e mobili del presunto evasore.


Quindi, se un imprenditore con un reddito dichiarato di diecimila euro annui possiede una villa al mare, alcune auto di lusso e magari uno yacht, nessuno rimarrebbe sorpreso se si scoprisse che evade il fisco.


Quanto accaduto a un operaio metalmeccanico è invece abbastanza singolare.


Infatti il lavoratore dipendente, estratto a sorte per un controllo di routine, è risultato possessore di un appartamento in centro (con mutuo che estingueranno i posteri fra due generazioni), un'Audi A5 con finanziamento ventennale, impianto di climatizzazione con pagamento a mezzo di cambiali (alcune scadute), e l'abbonamento per lo stadio.


L’ispettore incaricato dal fisco, un giovane talentuoso neolaureato in matematica, applicando le apposite tabelle sugli studi di settore in vigore per gli imprenditori ha stabilito che l’operaio dovrebbe percepire almeno il doppio dello stipendio dichiarato.


Per rientrare nei parametri, solitamente si va alla ricerca di entrate non dichiarate (il cosiddetto “nero”) ma, in tal caso, l’ispettore ha avuto una pensata che solo un matematico poteva avere: per riportare i parametri alla normalità, invece che agire sul fattore evasione, si può agire sul fattore salario. Ed ecco che l’equazione torna a quadrare.


Per questo motivo, l’Agenzia delle Entrate ha dato ordine al datore di lavoro di raddoppiare lo stipendio al dipendente, con somma gioia dell’operaio che ormai si vedeva perduto.


Pare che vi sia già una lunga lista di attesa di operai, che faticano ad arrivare alla terza settimana, e soffrono di crisi d'ansia a partire dalla seconda, che si autodenunciano, chiedendo di essere sottoposti al controllo fiscale.


Più che ravvedimento operoso, potremmo chiamarlo ravvedimento operaio.


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Marchiori assisted by Marello – ACC (GENNAIO 2017)

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I precompilati degli operai vanno a ruba tra i milionari, così possono risparmiare fino al 99% sulle tasse

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LA RISTAMPELLATA: questo articolo è stato scritto tra il 2016 e il 2018 e viene qui riproposto a grande richiesta.

LE GIORNATE AGGIORNATE

I LADRI VERSERANNO I CONTRIBUTI I.N.P.S. E I.N.A.I.L.


Fare il ladro non è semplice. A causa di antifurti sempre più sofisticati e sistemi di sicurezza di ultima generazione, diventa sempre più difficoltoso e impegnativo operare nel settore dei furti (con o senza scasso).


Se un tempo bastava rompere un vetro o scassinare una mediocre serratura, oggi è necessario ingegnarsi con attrezzature costose e, spesso, ingombranti.


Talvolta occorre studiare per giorni l’abitazione da svaligiare e trovare il punto debole da cui accedere, che magari si trova al secondo piano.


A quel punto occorrerebbe una scala a pioli. Se si prendesse quella nel fienile dei proprietari di casa, il problema non si porrebbe perché, in caso di infortunio, starà ai derubati fornire le certificazioni della scala e dimostrare che è a norme ISO, per non incorrere in una pesante multa e nel risarcimento danni al malvivente.


Se invece il ladro decidesse di portare la propria scala? A quel punto, in caso di incidente, rischierebbe un serio infortunio o addirittura un’invalidità permanente.


Se il malfattore optasse per scassinare la serratura, dovrebbe munirsi di trapano e moletta da taglio a batteria (perché sarebbe poco etico chiedere al vicino di casa di poter collegare la prolunga alla rete elettrica).


Cosa accadrebbe se durante la forzatura il ladro dovesse ferirsi? starà ai derubati fornire le certificazioni della serratura e dimostrare che è a norme ISO, per non incorrere in una pesante multa e nel risarcimento danni al malvivente.


Tuttavia, se la serratura risultasse a norma, un serio infortunio, lo costringerebbe a stare a riposo, sospendendo per un periodo gli introiti derivanti dall’attività illecita.


Per evitare queste spiacevoli situazioni, è stata presentata in Parlamento una proposta di legge che preveda il versamento dei contributi I.N.P.S. e I.N.A.I.L per garantire copertura assicurativa anche a chi opera nel settore del furto.


Inoltre, raggiunta l’età pensionabile, il ladro potrà ritirarsi, diminuendo così il tasso di criminalità; senza pensione avrebbe continuato nella propria attività illegale.


Diamo per certa l’approvazione a breve in Parlamento del disegno di legge, se non altro per solidarietà... umana.

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Paul Rice – ACC

DEDICHE

LA SFIDA LETTERARIA SOLITARIA

SUNTANT KATHIW

NOTIZIE DEGNE DI MINZIONE

IL PROFESSOR MIGLIO E I SUOI

GLI EVIDENZIATTORI

5 settembre Buon Compleanno Nonna Abeffarda!



IL PARCHEGGIO POCO PARCO E MOLTO PEGGIO


Sarà capitato a tutti di osservare, in un parcheggio, auto posteggiate in maniera assai discutibile. Il termine scientifico per definire questa orrenda pratica tipicamente italiana, è ovviamente derivato dal latino: “ad minchiam”.


Grazie a uno studio dell’Accademia dei Cinque Cereali è emerso che si tratterebbe di una vera e propria patologia, che si suddivide in due distinte sindromi: quella dell’incivile buono e quella dell’arrogante cattivo.

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Sindrome dell’incivile buono

Solitamente le persone colpite da questa disfunzione tendono a ignorare che esistono altri automobilisti e altri utenti o consumatori, pertanto, parcheggiano possibilmente davanti all’ingresso dei locali o dei centri commerciali per essere più comodi a caricare la spesa e gli oggetti acquistati.


Questo comportamento finisce per danneggiare la collettività, a fronte di un vantaggio per se stessi.

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Sindrome dell’arrogante cattivo

Si tratta di un disturbo a doppio effetto: chi ne è colpito crea problemi a se stesso e al prossimo.


Quando un cliente tenta di evitare le persone colpite dalla sindrome dell’incivile buono, la soluzione ottimale è lasciare l’auto il più lontano possibile dalle via di accesso, in un settore di parcheggio completamente sgombro e deserto. Grazie a questo semplice accorgimento è probabile che il proprio veicolo non venga danneggiata da automobilisti poco pratici con le manovre in aree ristrette.


Nonostante sia necessario camminare spingendo un pesante carrello della spesa, o trasportando ingombra di sporte, il metodo funziona perfettamente. Funziona se non ci si imbatte in individui colpiti dalla sindrome dell’arrogante cattivo.


Questi personaggi tendono a parcheggiare l’auto a pochi centimetri dall’unica vettura del cliente previdente, colui che aveva fatto il possibile per mettere il proprio mezzo in sicurezza ben lontano dalla calca.


A questo punto il cosidetto “previdente” si rende conto che, per quanto si possano prendere precauzioni, c’è sempre chi riesce a creare problemi oltre ogni ragionevole catastrofica previsione.


A quel punto non gli resterà che caricare la spesa con enorme difficoltà e prestare la massima attenzione a non rigare la propria auto e quella dell’arrogante cattivo, soprattutto quando lascerà il parcheggio per fare ritorno a casa.

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Paul Rice – ACC

Sindrome dell’incivile buono: 

nei pressi degli ingressi ai supermercati le auto vengono ammassate senza remore…

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…mentre a una trentina di metri di distanza il parcheggio è completamente vuoto.

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Sindrome dell’arrogante cattivo: 

chi invece, per essere tranquillo, posteggia a trecento metri, puntualmente si ritrova un’auto a pochi centimetri di distanza.

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Sistema che permette di parcheggiare in maniera equidistante dal centro.

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Anche i ciclisti possono soffrire di arroganza cattiva.

LO YIN, LO YANG, LO ZEN E LO ZAMPIRON


Le solite previsioni catastrofiche annunciano che anche quest'anno il caldo afoso durerà almeno fino a ottobre.


Qualche testa d'uovo ha persino suggerito di posticipare l'apertura delle scuole, perché è ovvio che gli studenti tollerano meglio le alte temperature giocando a pallone nei parchi e nei cortili sotto il sole, piuttosto che studiando, seduti nella penombra fresca delle aule.


Del resto, i motivi per chiudere le scuole scarseggiano: non nevica quasi mai, la pandemia è finita e siamo a corto anche di piogge alluvionali. Bisognava escogitare qualcosa...


Le uniche creature felici di questo caldo prolungato, oltre alle nonne particolarmente freddolose, sono le zanzare. Ma se le nonne non danno fastidio a nessuno, le zanzare invece sono un tormentone.


Dall'invenzione del DDT ad oggi abbiamo escogitato mille modi per difenderci da questa piaga biblica. Sono stati prodotti insetticidi innocui per gli esseri umani (e ormai anche per le zanzare), liquidi e spray repellenti da applicare sulla pelle, lampade che dovrebbero attirare e fulminare i fastidiosi insetti, zanzariere sempre più impenetrabili. Per non parlare dei rimedi della nonna, tipo mettere sui davanzali e sui balconi molte piante di geranio, che in teoria dovrebbero allontanare le zanzare con il loro odore, ma che in pratica sono un rifugio sicuro per le larve, grazie ai ristagni d'acqua nei sottovasi. Se questo è davvero un rimedio delle nonne, io mi dissocio dalla categoria.


Uno dei sistemi più datati è il cosiddetto zampirone, che sopravvive sin dagli anni sessanta, commercializzato sotto vari nomi. Si tratta di due spirali di sostanze repellenti per insetti, pressate e incastrate una dentro l'altra, che al momento dell'utilizzo devono essere separate, posizionate dove serve: nei giardini, sui davanzali, sul balcone. Si accende una estremità come una sigaretta, in modo che bruci lentamente, sprigionando un fumo denso, maleodorante per gli umani e repellente per gli insetti. Per una maggiore efficacia si può anche posizionare in camera da letto, come è scritto sulle istruzioni: dopo la prima mezz'ora di forte lacrimazione e tosse ci si abitua al fumo, e si dorme finalmente senza le fastidiose punture.


Ogni volta che li vedo mi tornano in mente certe scenette famigliari, con mamma che apriva la confezione e iniziava a muovere con estrema delicatezza le due fragili spirali per dividerle. Il più delle volte non riusciva. Allora interveniva papà, con le sue mani-tenaglia da meccanico d'officina. Purtroppo, il più delle volte le spirali si spezzavano in piccoli frammenti praticamente inutilizzabili; in questi casi partivano certi moccoli che preferisco non riferire, così potenti da spaventare persino le stesse zanzare, che smettevano momentaneamente di ronzare. Poi si apriva un'altra confezione e la scena si ripeteva, davanti alla famiglia raccolta in rispettoso silenzio.


Mi sono sempre chiesta il senso di queste spirali così ferocemente avvinghiate, quasi come lo Yin e lo Yang, dei quali, tra l'altro, imitano perfettamente la forma. A meno che l'inventore del marchingegno fosse un monaco buddista, con il nobile intento di allenare alla pazienza e all'imperturbabilità zen le persone troppo impulsive e facili all'ira.


Invece no: ho scoperto che il nome comune di questo prodotto deriva da un nome proprio, precisamente dal farmacista veneziano Giovanni Battista Zampironi. Già nel 1862 egli ebbe l'idea di un cono a base di piretro ed erbe insettifughe, da bruciare come l'incenso in chiesa. Da allora il sistema fu modificato più volte, fino ad arrivare agli odierni zampironi zen: inseparabili alleati delle nostre notti estive, purtroppo inseparabili anche fra loro.


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Stefania Marello - ACC

Zanzara con la congiuntivite causata dal fumo di zampirone

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Yin e Yang zen

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Yin e Yang zampiron

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Lo Yin che si consuma d'amore per lo Yang perduto

Continua...

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