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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

DOPO I BALOCCHI, I PROFUMI


Tra le ultime novità in fatto di moda scopro che Dolce & Gabbana ha realizzato Fefè, il primo profumo per cani.


Già il nome incuriosisce: come l’avranno scelto? Ci sono varie teorie in proposito, la più accreditata è che Fefè sia il nome del cane di uno dei due scoppiati (nel senso che, a detta del gossip, non stanno più in coppia). In onore a Gabbana io l’avrei chiamato Gabbo, che significa burla, scherzo. Perché un profumo per cani sembra proprio questo: una burla.


Il messaggio pubblicitario, proprio come quelli dei profumi destinati agli umani, ne esalta “l’armoniosa combinazione di note olfattive, date dalla presenza di sentori di ylang-ylang, uniti al tocco fresco del muschio e ai tratti legnosi del sandalo”. È chiaro che non si tratta dei muschi e dei sandali che i quattrozampe amano annusare bazzicando sui pavimenti, sui marciapiedi e nelle aiuole. Sono fragranze esotiche sintetizzate nei laboratori, e non credo che i cani possano trovarle interessanti.


Il prodotto - che ha persino ottenuto l’approvazione di etologi e veterinari - è confezionato in una bottiglietta da 100 ml, in vetro color verde smeraldo, decorato con una preziosa zampa canina placcata in oro 24 carati. Capisco l’utilità del simbolo identificativo per evitare confusioni in famiglia, ma non credo che l’amato Fido, per quanto intelligente e raffinato, possa apprezzare l’oro e i suoi carati.


Il tutto viene venduto al modico prezzo di 99 €uro. Non 100 €uro, si badi bene, poiché anche Dolce & Gabbana conosce lo stratagemma usato dai discount per infinocchiare i clienti alla ricerca della spesa intelligente.


Fortunatamente il prodotto non è alla portata di tutti: ci saranno ancora in circolazione cani felici che potranno indulgere in una delle poche soddisfazioni rimaste nella loro vita sempre più umanizzata: fiutarsi, riconoscersi e scambiarsi utili informazioni annusandosi reciprocamente il sedere.


Che il cane puzzi è un dato di fatto: ogni specie animale ha il proprio odore; anche noi abbiamo il nostro, e non è sempre così gradevole. Le puzze fanno parte dei processi digestivi, ormonali e d’altro genere che trasformano continuamente la materia vivente di cui siamo fatti, che purtroppo non è solo bellezza, intelligenza e sogni. Per questo le civiltà umane hanno inventato lavacri, terme, stanze da bagno con doccia e bidè, saponi aromatici, deodoranti e ammorbidenti per profumare ciò che è già perfettamente pulito. Tutto questo ci ha procurato problemi di salute, e soprattutto ha contribuito ad ammorbare l’ambiente. Ora che finalmente ne siamo consapevoli qualcuno ha deciso di profumare i cani: non è follia? Non bastava il cappottino, la bandana e il collare firmato, non bastava il gelato per cani e gli innumerevoli balocchi per dimostrare al mondo quanto il nostro amico peloso sia importante per noi?


So bene quanto si possa amare un cane. Da bambina li adoravo, e ne avrei voluto immensamente uno tutto mio.

Me lo immaginavo un incrocio tra Lassie e Rintintin, un cane speciale che mi amava, mi capiva, e mi proteggeva dai bulletti della scuola. Fantasticavo di vivere avventure incredibili con un cane e un cavallo immaginari.


Il rifiuto alle mie insistenti richieste di avere, se non il cavallo, almeno il cane era motivato dal Regolamento Condominiale. Era questo un lungo elenco di divieti, esposto al piano terra accanto all’ascensore. Non si faceva cenno ai cavalli, ma in compenso si vietavano, tra altre innumerevoli cose, gli animali domestici, e la presenza dei bambini nel curatissimo cortile condominiale. A quel sacro spazio solo la portinaia aveva accesso, per spazzare le foglie e innaffiare le ortensie. Il Regolamento tollerava i bambini in condominio, ma solo se rinchiusi nell’appartamento, fermi e possibilmente zitti.


Crescendo, non tanto in centimetri quanto in anni, ho rinunciato al mio infantile desiderio. Oggi mi rendo conto di riuscire a malapena a badare a me stessa, e più che della "pet therapy", della quale si parla tanto, talvolta a sproposito, avrei necessità di altre “therapy”, che non sempre il sistema sanitario è in grado di garantire. Ma se anche avessi un cagnolino non penso che lo cospargerei di profumo.


Ogni qualvolta cammino per le strade del quartiere praticando lo slalom tra le deiezioni canine, penso che ogni proprietario di cane, invece di acquistare Fefè, dovrebbe raccogliere pupù. Perché la pupù non cambia la sua natura (né il suo odore) neppure cospargendo la bestiola con litri di Fefè.


Molti già lo fanno, ma se lo facessero tutti le strade della città sarebbero, se non profumate di muschio e sandalo, almeno un po’ più pulite.

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Stefania Marello - ACC

(Vignetta liberamente copia/incollata dal web)

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Cane da caccia in confusione olfattiva

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Cane con essenza di “Cagot de Paris”

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