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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

SVIOLINATE ESTIVE


Oltre ai tormentoni fissi (riscaldamento del mare, liquefazione dei ghiacciai, anticicloni africani ecc.) l’estate ci regala ogni anno tormentoni saltuari e transitori. Ricordiamo l’estate scorsa l’allarme vaiolo delle scimmie, qualche estate fa la terribile cimice asiatica, e prima ancora i nidi di calabroni fin sui lampadari. Risalendo più indietro nel tempo ci fu la mucillagine prodotta dalle alghe, che obbligò gli operatori turistici della Riviera a dotarsi di piscine. Se ne parlò come di una sciagura per un paio di stagioni balneari, poi tutto tacque.


Quest’ultima è stata l’estate del Loxosceles rufescens, nome scientifico di un ragnetto dall’apparenza insignificante, detto anche ragno violino.


Ma dov’era finora questa bestia pericolosa dal veleno mortale? Se ne stava nascosta nell’ombra come la sinistra italiana? Solo gli entomologi ne conoscevano l’esistenza, prima che salisse all’onore di cronaca per la sua “pericolosità”.


In realtà si tratta di un ragnetto simile a tanti altri che vivono alle nostre latitudini e frequentano le nostre case e cantine. A dispetto di come è soprannominato è del tutto silenzioso: non suona il violino né alcun altro strumento; in compenso le sviolinate interminabili le hanno fatte i media, raccontandoci di persone finite al pronto soccorso o addirittura morte in seguito ad un morso di questo ragno. L’ultima notizia è stata l’allucinante storia di un giovane al quale sarebbe stato amputato un braccio. Quindi, ci raccomandano massima attenzione se veniamo morsi: disinfettare il morso, misurarsi la temperatura, controllare i linfonodi, e al minimo dubbio recarsi al più vicino ospedale.


Piuttosto che andare al pronto soccorso, e restarci per ore sdraiata su una scomodissima barella, con la flebo e il pannolone, preferirei morire a casa mia, con il conforto della mia famiglia, o in mancanza di essa persino di un prete (il che la dice lunga, conoscendo il mio ateismo fondamentalista). Ma soprattutto, come potrei sapere che il ragno che mi ha morso è proprio quello col violino? È facile, ce lo hanno spiegato a ripetizione i giornali, i notiziari e il web: prima di tutto ha sei occhi, e non otto come tutti gli altri ragni. Non so se qualcuno di voi ha mai guardato un ragno dritto negli occhi, io non ci sono mai riuscita. Sono piuttosto piccoli e corrono così veloci che vedi solo il turbinare delle loro lunghe zampe. Però, ci dicono, ha un altro carattere identificativo: una macchia scura a forma di violino nella parte superiore del torace. Ah, ecco: non si chiama così perché a scuola era un secchione… Comunque, tenendo conto che il ragno in questione ha un corpo lungo dai sei ai nove millimetri, e che il suo torace è all’incirca tre-quattro millimetri, quanto potrà mai misurare la macchia? E non credo che, dopo avermi morso, il ragno resterebbe fermo ad aspettare che io inforchi gli occhiali da lettura per osservarlo da vicino. Dirò di più: questo violino non riesco a vederlo nemmeno in foto, nemmeno ingrandendo l’immagine sul cellulare fino a quando diventa tutta sgranata.


Perciò, sono giunta a una conclusione: dopo aver trascorso una vita discretamente lunga ignorando l’esistenza di questo mostro, credo che non inizierò adesso a preoccuparmi. I ragni mi fanno un po' impressione - come a tutti, credo - e trovarne uno sul cuscino non mi farebbe certo piacere, ma non ho mai sviluppato una fobia. Non voglio iniziare ora, con un ragnetto da niente quanto a dimensioni, e poco propenso ad avvicinarsi agli umani. So che è dotato di veleno, come tutti i suoi simili, ma in genere lo usa per uccidere gli insetti che cattura, per poi mangiarseli in santa pace. La mia vita e la sua scorrono su piani completamente diversi, che normalmente non si incrociano. Ma se anche un giorno dovessi incontrarne uno, spero che non decida di mordermi, ma che se ne vada tranquillo per gli affari suoi, lasciandomi libera di occuparmi dei miei.


So che l’allarme nazionale è il tappabuchi dei notiziari, in periodi, come l’estate appunto, in cui la politica va in ferie, la gente è più distratta del solito e c’è penuria di notizie. Per avere attenzione, vendere i giornali, aumentare l’audience e ipnotizzarci con la pubblicità, il sistema più facile è tenere alto il livello di ansia collettiva.

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Stefania Marello - ACC


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