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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

CAVE CANEM


Fin dall’antichità i cani sono stati utilizzati come animali da guardia. Ne è prova la famosa locuzione latina “cave canem” - che significa appunto attenti al cane - trovata negli scavi di Pompei all’ingresso delle abitazioni.


Nelle città moderne, invece, i cani se ne stanno in appartamento, e al massimo possono abbaiare quando sentono suonare il campanello che annuncia un visitatore. Alcuni non fanno nemmeno quello, anzi, scodinzolano a tutti, compresi eventuali truffatori. Il messaggio “cave canem” oggi è più utile fuori casa, a chi percorre strade, viali e marciapiedi, per segnalare un altro tipo di pericolo, non costituito dal cane in sé, ma dal suo principale prodotto: la cacca. L’attenzione deve essere massima e continua, guai a distrarsi: si rischia di calpestare il “prodotto lordo” che dicono porti fortuna, ma ancora non si è capito a chi.


Il regolamento comunale parla chiaro: ognuno è responsabile del proprio cane e di tutto ciò che lo riguarda, comprese le sue deiezioni. Se non c’è modo di risolvere il problema delle innumerevoli pisciatine sparse, almeno i prodotti solidi dovrebbero essere raccolti e poi gettati in sacchetti ben chiusi nei cestini dei rifiuti. Tuttavia, in assenza di controlli, ben pochi lo fanno.


La situazione non è migliore nei quartieri ricchi; anzi, lì ci sono più cani, e di razze costose. Ma la cacca di razza non è meno fastidiosa di quella bastarda, così come il proprietario altolocato non è meno bastardo di quello plebeo.


Il problema è particolarmente sentito a Canbenedetto sul Tonto, ridente (ma forse dovremmo dire ringhiante) cittadina marchigiana, dove quasi ogni famiglia possiede un cane. Il Sindaco ha bandito un concorso a premi tra gli abitanti: in palio c’è la fornitura annuale di crocchette per cani, destinata a chi presenta la migliore idea sul problema delle deiezioni.


Riportiamo alcune tra le proposte pervenute:

  1. Introdurre un marcatore radioattivo nel cibo per cani che renda le feci fosforescenti, quindi ben visibili anche di notte. Aiuterebbe sia i passanti a non calpestarle, sia i proprietari a raccoglierle tutte. Ma le associazioni animaliste, chissà perché, non sono favorevoli: sostengono che potrebbe diventare radioattivo anche il cane. Si attende il parere degli esperti dell’Istituto Madame Curie di Chernobyl, città (poco ridente) della Bielorussia.                                                                                                         
  2. Far indossare il pannolone ai cani prima di uscire.

La soluzione non è piaciuta a nessuno: non è piaciuta ai cani, ovviamente, che si ribellano con vigore, né ai proprietari, in evidente difficoltà a mettere un pannolone a un cane… vigorosamente ribelle. Infine, non piace agli ambientalisti, per l’enorme quantitativo di plastica che finirebbe in discarica.


3. Al momento dell’impianto del microchip al cane (obbligatorio per l’iscrizione all’anagrafe canina), il veterinario potrebbe anche prelevare alcuni peli dell’animale da inviare all’archivio sanitario canino. Così si potrebbe confrontare, come insegna la genetica forense, il DNA prelevato dalle cacche abbandonate con quello dei peli degli animali schedati, e colpire il proprietario maleducato con una multa.


    Se queste sono le migliori idee dei canbenedettesi, sulle altre è meglio stendere un velo - trattandosi di cani - peloso.

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    Stefania Marello - ACC

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