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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

XMAS – L’INCOGNITA POLITICAMENTE SCORRETTA


Da qualche tempo, al posto del classico augurio anglosassone, ma ormai internazionale, Merry Christmas, ci si imbatte in una strana formula: Merry Xmas.


La domanda sorge spontanea: si tratta di una abbreviazione da usare su WhatsApp, come “Xché”, “3mendo”, “tvb”? O forse è una specie di rebus? Un esercizio crittografico da Settimana Enigmistica? Un’equazione matematica di primo grado?


Mi dicono sia una abbreviazione, ma non appartenente al mondo digitale. Risale all’antica scrittura greca, dove χ era la prima lettera della parola greca Χριστος, ovvero Christos, e nel Nuovo Testamento fu usata la lettera X come monogramma per abbreviare il nome Cristo.


Quindi, se X = Cristo (in inglese Christ), sostituito nell’augurio originale dà come risultato Merry Xmas.


Complimenti, ne sentivamo la necessità. Attingere al greco antico, per risparmiare quattro lettere su una formula augurale è un vero colpo di genio, grazie al quale si possono fare bigliettini natalizi più piccoli, usando meno carta in nome del risparmio energetico. Per non parlare del risparmio di tempo: se a leggere Merry Xmas si impiegano circa otto decimi di secondo, per l’augurio esteso si impiega un intero secondo. Ben due decimi di secondo risparmiati ad ogni augurio: tempo da utilizzare per fare altre cose.


Ma al di là di queste piccole ironie, la nuova scritta augurale sembrava ormai accettata e utilizzata senza problemi.


Sembrava, ma poi…


Come ben sappiamo, in Italia qualunque banalità viene sfruttata per polemiche politiche, infinite e senza senso.


E quando a Gavardo, in provincia di Brescia, qualcuno ha pensato di scrivere la formula Xmas in una vistosa luminaria natalizia in centro città, qualcun altro vi ha intravisto l’apologia della “Decima Mas”, ovvero la nota (si fa per dire, poiché prima dello scoppio della polemica quasi nessuno la conosceva) Divisione di Fanteria della Marina della Repubblica Sociale Italiana, attiva dal 1943 al 1945. E qualche naso sinistro più sensibile della media vi ha ravvisato odore di fascismo.


Il caso si è ingigantito al punto che il Sindaco di Gavardo ha dovuto pubblicare una nota sui social per chiarire la vicenda, spiegando che «Xmas» è soltanto un’abbreviazione dell’inglese «Christmas».


Ma la giustificazione non è stata sufficiente a placare le polemiche. Del resto, quando in politica si presentano ghiotte occasioni come questa per sviare l’attenzione da argomenti più rognosi (leggi manovra finanziaria, crisi dell’industria, problemi della sanità pubblica) vengono colte al volo e rimestate il più a lungo possibile.


Ma alla fine chiediamoci perché in Italia dobbiamo fare gli auguri di buon Natale in inglese. Avrebbe più senso in aramaico, la lingua parlata in Palestina al tempo della nascita di Gesù. Ma visto che l’aramaico non è molto conosciuto, forse il classico “Buon Natale” è ancora la scelta migliore. Se non ci piace la tradizione evitiamo di scambiarci gli auguri: non è un obbligo di legge come pagare le tasse. Se invece ci fa piacere, facciamoli come tradizione comanda.


Ognuno ha diritto di sfilarsi dal gregge del presepe e festeggiare (o ignorare) il Natale, come gli aggrada. Ma Cristo non è un’incognita: secondo gli storici, sembra sia esistito davvero.

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Stefania Marello - ACC

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