Si chiama Marimo, che in giapponese significa biglia. È un'alga d'acqua dolce.

Al vivaio era esposta con tanto di istruzioni, sotto l'accattivante definizione di 'Alga palla da compagnia'. Ci siamo guardate nelle... palle degli occhi ed è stato amore a prima vista.

Non saprei spiegare perché, visto che a me la compagnia non manca: casa mia è un porto di mare, un passaggio continuo di figlie, nipoti, parenti di primo-secondo grado e successivi, compresi i loro gatti e cani quando vanno in vacanza.

Marimo è una palla simpatica, di un verde brillante che mette buonumore. Non è verde speranza e nemmeno verde Roberto Speranza, palloso e verdino anche lui, ma che decisamente non mette buonumore. È verde foresta, verde prato sotto la pioggia, quel verde intenso di chi è al verde con il conto in rosso, chiaro?

Spero sia immune ai virus, perché non avendo essa le braccia, e nemmeno il muso, non saprei dove inocularle il vaccino, e dove metterle la mascherina. Inoltre, non ha il green pass, pur essendo tutta green. Ma non potevo abbandonarla al negozio, con il rischio che restasse invenduta e qualcuno decidesse di sopprimerla per farne involucro per sushi.

L'ho portata a casa, ed ora vive e vegeta sul davanzale della mia finestra, tra l'orgogliosa orchidea dei tropici e la timida violetta africana, approdata a Lampedusa con l'ultimo barcone.

Si è subito integrata: quando è particolarmente in forma sale verso la superficie dell'acqua e resta lì, sospesa come una palla di pelo verde sul pelo iridescente dell'acqua, emettendo bollicine che brillano alla luce come il mercurio dei vecchi termometri rotti. Fa pensare ad un pensatore zen in levitazione, che contempla il nirvana nella posizione del loto.

Chissà, forse cerca particelle di sodio che le facciano compagnia, come nella pubblicità dell'acqua minerale.

Col buio, invece, si adagia sul fondo, e lì giace tutta la notte vicino a me, come un vecchio marito fedele. Però, a differenza del marito fedele, lei non russa, non scalcia, non si alza ogni ora per andare in bagno. Un bel vantaggio.

Mi ricorda un po' Alexa, la palla parlante di Amazon, ma certamente più discreta. Non accende la musica, non ti racconta barzellette e nemmeno ti aggiorna la lista della spesa. Una Alexa vegetale, senza microchip, senza batteria. Per ricaricarla basta cambiarle l'acqua ogni dieci giorni, e aggiungere, di tanto in tanto, dell'acqua gasata che le fornisce l'anidride carbonica di cui è ghiotta. Infatti, subito dopo scorreggia tutta contenta, facendo tante bolle luccicanti.

Dicono che viva oltre 200 anni e cresca di 5 mm ogni anno. Ora, 5 per 200 fan 1000 millimetri, cioè un metro. Bisognerà cambiarle il contenitore molto prima del duecentesimo compleanno. In ogni caso l'ho inserita nel testamento: ci penseranno gli eredi.

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Stefania Marello - ACC