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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

ARTEMISIA




Prestatemi orecchio che vi chiacchiero la storia di Artemisia Gentileschi (1593-1653).


Figlia di Orazio Gentileschi ereditò tutto il talento del padre.


Crebbe in mezzo alle tele e ai colori ma, all’epoca, non solo era vietato alle donne praticare arti come la pittura, ma veniva giudicato scandaloso. Il padre, riconoscendone la bravura, le permetteva di dipingere e di farsi aiutare nel lavoro, firmando lui stesso le tele per evitare problemi con la Giustizia.


Tuttavia, il suo talento era talmente grande che decise di mandarla a scuola da Agostino Tassi, un vedutista che dipingeva paesaggi.


Ma il Tassi abusò di lei, facendole credere di essere scapolo; una situazione difficile per una allieva che subiva l’autorità del suo maestro.


Artemisia non si fece intimidire, e fu la prima donna a intentare una causa per stupro contro un uomo: nonostante le forti pressioni psicologiche riuscì a vincerla.


Possiamo ben immaginare quale grande coraggio ci volesse nel portare un uomo in tribunale, in un periodo storico in cui le donne non avevano alcun diritto riconosciuto, né in privato, né tantomeno nel sociale.


In seguito si sposò e si trasferì a Firenze.


Era un’estimatrice del Caravaggio e ne studiava i quadri, specialmente il famoso dipinto che rappresenta Giuditta che taglia la testa a Oloferne.


Si narra che Artemisia, nel riprodurre questo quadro, abbia messo la testa di Agostino Tassi (il suo maestro e stupratore) al posto di quella di Oloferne.


Se confrontiamo i due quadri, notiamo che il dipinto di Caravaggio è indubbiamente impeccabile, ma manca di quella forza, di quella veemenza che invece Artemisia è riuscita a dare alla sua tela, in virtù dell’orribile esperienza vissuta.


La Gentileschi si distingue da Caravaggio proprio in questo: la Giuditta del Caravaggio sembra che impugni la spada con delicatezza, mostrando solo un’ombra di disgusto in volto, mentre la Giuditta dipinta da Artemisia rivela forza e decisione nel decapitare il grande Oloferne.


Patty Biancoperla – ACC

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