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Umorismo di sostegno

PUBBLICAZIONE UMORISTICA FONDATA DALL'ACCADEMIA DEI CINQUE CEREALI IL 2 GIUGNO 2016

ANNO IX d.F. - IDEATO, SCRITTO, IMPAGINATO, POSTATO E LETTO DAGLI AUTORI E DA SEMPRE DEDICATO A FRANCO CANNAVÒ

Fondatore e macchinista: Paolo Marchiori.
Vicedirettori postali (addetti ai post): Stefania Marello, Christina Fasso, Italo Lovrecich, GioZ, il Pensologo Livio Cepollina.

CORRI, SE CI RIESCI!

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Sfoglio in sala d'attesa una corposa rivista di moda. Dopo ventotto pagine di pubblicità di borse, scarpe, profumi e biancheria, dopo trenta pagine di foto di modelle strafighe che indossano scarpe con il tacco dodici, spunta, a pagina cinquantotto, un articolo che cita l'ennesimo studio scientifico, su quanto siano dannose le scarpe con il tacco alto.


Ma, dico, ci prendono per fesse? E poi, servono studi scientifici per capirlo? Ogni donna che abbia indossato scarpe con il tacco alto sa benissimo di che cosa stiamo parlando. Impossibile camminare disinvolte, guardarsi intorno, fare una breve corsetta per prendere un tram al volo. Difficile camminare sulla ghiaia, sullo sterrato, percorrere strade in salita o in discesa. Non parliamo poi di fare pipì nei bagni con la turca... Inoltre fanno un male cane.


Il piede umano è largo in punta e scarica il peso sul tallone, dice l'articolo, e questa è anatomia.


La scarpa con il tacco, considerata più sexy e femminile di una scarpa bassa, è fatta esattamente al contrario: stretta in punta e sollevata sul tallone. E questa è patologia psichiatrica, di chi le produce e di chi le acquista. Perché la schiena si incurva innaturalmente per compensare il dislivello, il tendine di Achille si accorcia, la caviglia è completamente in balia della forza di gravità, e di una certa gravità sono le inevitabili distorsioni.


E tutto questo perché? Per masochismo? Per sembrare più alte, slanciate, più sexy? Mi chiedo quanto possa essere sexy una donna che non riesce a correre da qui a lì, che scende le scale aggrappata al mancorrente come una paralitica, che guarda perennemente a terra per evitare anche il più piccolo dislivello, e che la sera si spalma il Voltaren sulle caviglie, che nemmeno sua nonna con l'artrite...


Queste scarpe mi fanno venire in mente l'usanza cinese, in voga fino al secolo scorso, di costringere i piedi delle donne, fin da bambine, in fasce strette, affinché i piedi restassero piccoli. In tal modo le donne adulte avevano una caratteristica andatura a passi piccoli, rapidi, ma zoppicanti. Insomma, non andavano lontano, con quei piedi. L'usanza, bandita all'inizio del '900, è ormai estinta.


Invece, la nostra usanza occidentale di torturarci i piedi persiste. Siamo forse meno civili della Cina? Ai posteri l'ardua sentenza.


Però attenzione, donne: la pratica cinese non aveva soltanto motivazioni estetiche (anche perché i piedi così fasciati si deformavano al punto da essere inguardabili senza le scarpe) ma aveva lo scopo di tenere le donne dentro casa, dedite alla famiglia e al servizio del marito. Se anche avessero avuto velleità di fuga o di indipendenza non avrebbero potuto realizzarle con quei piedi.


Da noi invece è il contrario: se non le indossi difficilmente farai carriera.

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Stephanie Pantoufla (APRILE 2017)

LA RISTAMPELLATA: questo articolo è stato scritto tra il 2016 e il 2018 e viene qui riproposto a grande richiesta.


Ahia!

TRENTA GIORNI A NOVEMBRE...


Le grandi opere dei supermercati mese per mese

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Se vi recate a novembre, subito dopo i Santi, nel vostro supermercato restate per un momento disorientati: dov'è finito il banco frigo? E i surgelati, e le rassicuranti offerte di detersivi? Improvvisamente, come se fossero stati edificati nottetempo, vi trovate di fronte a due muri altissimi, costituiti da giocattoli di ogni tipo, costo e dimensione. Per raggiungere i reparti dove fate di solito i vostri acquisti dovete procedere in queste trincee claustrofobiche, tra macchinine, soldatini, dinosauri, giochi da tavolo, giochi elettronici, treni, camion, betoniere, mostri parlanti, bambole che piangono, ridono, dormono, telefonano e fanno pipì.


E non è finita: altri muri si aggiungono a dicembre: panettoni, torroni, cioccolatini, pandoro, cotechini, zamponi, cesti natalizi, alberi di natale, presepi, decorazioni, luci e palle. E vi fate due palle così nel procedere lungo cunicoli sempre più angusti e sempre più affollati.


Finalmente vien gennaio e, dopo l'Epifania, le trincee vengono smantellate. Si crea così un po' di spazio e ci si muove tra muretti più contenuti, che espongono prodotti dietetici, cibi biologici e vegani, tisane digestive, depuranti e dimagranti, il tutto all'insegna della sobrietà che segue le abbuffate delle feste.


A febbraio il carnevale impazza e l'edilizia commerciale si riattiva: con le confezioni di bugie e altri dolcetti carnevaleschi vengono edificati perfetti muri a secco, tra siepi di costumi, maschere, e collinette di coriandoli in confezione famiglia, comunità, esercito.


Ma le giornate si allungano, come la quaresima, e a marzo le corsie si riempiono di attrezzature da giardinaggio, barbecue, carbonella, tavolini da picnic, sacchi di terriccio, vasi e sottovasi, fertilizzanti e concimi.


Ad aprile, quando sarebbe dolce dormire, si è costretti a passare tra muraglie cinesi di uova di Pasqua, colombe, campane e agnelli di cioccolato, torte pasqualine. Spesso si perde l'orientamento e bisogna affidarsi al navigatore del cellulare per uscirne vivi.


Maggio è, come gennaio, un mese di relativa quiete. Finalmente si può fare la spesa e riempire il carrello di ciò che effettivamente serve: latte, pane, pasta, riso, sughi e detersivi.


A giugno e a luglio, tra noi e le nostre fantasie di vacanze tranquille, si frappongono barriere di materassini, gommoni, palloni, tavole da surf, carriole e vari giochi da spiaggia. Passando accanto a mostruosi bazuka-giocattolo che sparano getti d'acqua a 120 atmosfere, ricordiamo con nostalgia le nostre modeste pistole ad acqua, le palette, le formine e le immancabili biglie, unici giochi concessi quando, tanti anni fa, andavamo con mamma e papà sulla spiaggia di Varigotti.


Agosto e settembre sono i mesi delle offerte scuola: anche chi non ha figli o nipoti in età scolare è costretto a percorrere un labirinto che si snoda tra pile di quaderni e diari, confezioni a perdita d'occhio di penne, matite, pennarelli, colle, righelli, squadre, zaini e variopinti grembiulini. Se hai dimenticato a casa lo smartphone ti conviene procurarti del filo interdentale da usare alla maniera di Arianna.


Infine c'è ottobre. Poiché è un mese scarsamente interessante dal punto di vista commerciale, i supermercati hanno inventato Halloween. E allora zucche d'ogni genere, scheletri, dolcetti e scherzetti, costumi da zombi, penose maschere che vorrebbero farvi paura, e purtroppo ci riescono, se fate l'errore di andare a leggere il prezzo.


Infine ritorna novembre, quello dei trenta giorni, e la filastrocca ricomincia.

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Nonna Abeffarda – ACC


Trincea pasquale


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Muro in Legolaterizio


DAI TRIBUNI ROMANI AI TRIBUTI NATO - Breve trattazione storico politica a cura dell'ACC

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Tanti secoli fa, nell'Antica Roma, c'erano i tribuni. I tribuni erano funzionari pubblici, così chiamati perché, agli albori della fondazione di Roma, la popolazione era suddivisa in tribù.

I tribuni, grazie alla loro carica, quando andavano allo stadio a vedere i giochi avevano i posti riservati in tribuna, mentre il popolo doveva assistere dagli spalti situati alle estremità dell'anfiteatro: scomodi, con pessima visibilità, ed esposti alle intemperie.


Un giorno il popolo si ribellò e invase il campo dei giochi. Il fine era ottenere posti migliori, ma non solo: i plebei volevano i loro rappresentanti al governo, che sostenessero questo ed altri diritti.Per evitare ulteriori disordini, la richiesta fu accolta e furono istituiti i tribuni della plebe.


In seguito, quando Roma si trasformò da Repubblica a Impero, le rivolte della plebe divennero più frequenti e sempre più fastidiose per le classi ricche e nobili, che mal sopportavano l'idea che la gente comune (servitori, contadini, straccioni) disturbasse le loro attività, tra le quali la principale era arricchirsi in santa pace sfruttando il lavoro altrui.


Un giorno salì al potere Donaldus Gaius Trumphus I, detto anche Magnum XLIV (44 n.d.r).


Egli era figlio di un muratore e forse per questo aveva, fin da ragazzo, una grande passione per i muri ben costruiti. Uomo di grande tempra, bello e invincibile come un dio, Gaius Trumphus, pur di evitare noie e trattative, era deciso a sterminare la plebe in tutto l'Impero.


Perciò ordinò ai pretoriani della CIA(*) di imprigionare e giustiziare i tribuni della plebe.


Al loro posto istituì i Tributi della Nato.


(Continua. A meno che, nel frattempo, ...BUUUMMM!)


(*)La CIA era la milizia personale dell'imperatore. L'acronimo stava per Centuria Ignobilis et Abominevolis.


Stephanie Hop-là - ACC

Tribuni della Plebe




Tributi della Nato

SESTERZI

SEVAIDRITTO

NUOVE PROSPETTIVE PER LA CURA DELLA CALVIZIE

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Gentilissima e sapientissima Accademia dei Cinque Cereali,

ho venticinque anni e sono afflitto da calvizie precoce. Ormai i capelli mi sono caduti tutti. In un primo momento ho cercato di reagire e trovare i lati positivi, come il fatto che si era risolto il problema della forfora e che assomigliavo a Maurizio Crozza, ma col tempo e con la caduta degli ultimi capelli, mi è caduto il mondo addosso e sono caduto in depressione.

Leggo sovente sui giornali le pubblicità del trapianto autologo di capelli, utilizzando cioé quelli ancora presenti in alcune aree della testa.

Ma se i tutti i capelli sono spariti esiste una soluzione alternativa alla parrucca?

Con i migliori saluti.

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Calvino Capatonda



Caro Calvino,


la calvizie maschile è una condizione sempre più diffusa. A tutti sarà capitato di osservare vecchie foto degli anni settanta: ciò che salta subito all'occhio sono le zazzere lunghe e folte dei ragazzi, oltre agli striminziti, orrendi pantaloni a zampa di elefante. Con i corsi e ricorsi della moda, le zampe di elefante son tornate, ma le zazzere purtroppo no. Sempre più uomini al di sotto dei trent'anni, come il nostro amico Calvino, hanno problemi di perdita di capelli, e poiché i riportini non piacciono più (ammesso che siano mai piaciuti a qualcuno) molti si radono completamente, come a dimostrare che non gliene importa nulla.

Se invece non ci si vuole rassegnare, esiste la possibilità, come scrive Calvino, di ricorrere al trapianto dei propri capelli. Nel caso non ce ne siano più, la scienza e soprattutto la fantasia possono sbizzarrirsi in varie ipotesi.

La prima è di utilizzare i peli. Sappiamo tutti quali sono le zone del corpo umano maggiormente ricche di peli, perciò sarà da quelle zone che verranno prelevati per i trapianti. Sull'esito estetico non si garantisce nulla, e nemmeno su quello olfattivo, almeno finché il pelo non sarà ben attecchito e ci si potrà permettere uno shampoo.

La seconda possibilità consiste nell'usare cellule staminali del capello, prelevate in gioventù, e congelate fino al momento del bisogno.

Un esempio di questa tecnica ci viene fornito dal famoso gruppo musicale "I cugini di Campagna": pare che i suoi componenti da giovani sfoggiassero le parrucche, e solo di recente si siano fatti trapiantare i capelli, ottenuti dal loro stesso DNA scongelato.

Se si volesse estendere a chiunque questa possibilità, si dovrà fare attenzione allo scandalo del DNA mitocondriale, alle denunce dei vari movimenti per la vita ed al traffico di bulbi piliferi, a vantaggio dei soliti noti: i politici e gli speculatori.

Molti giovani, disoccupati e indigenti, rischiano di essere truffati da trafficanti di capelli senza scrupoli che, dando nuovi significati all'espressione "carità pelosa", lucrano sulle loro chiome lasciandoli precocemente calvi, e senza prospettive nel futuro.

Terza ipotesi: sfruttando la tecnologia di stampa tridimensionale ci si potrebbe far tatuare i capelli sul cranio pelato, uno ad uno. Se si sopravvive al dolore e alle infezioni, il problema sarà risolto definitivamente. Soltanto in casi sfortunati i capelli tatuati potrebbero sbiadire, dando luogo ad una canizie precoce.

L'ultima ipotesi, ancora in fase di studio, è il metodo Trump, ecologico ed equo-solidale: quando il mais è al giusto punto di maturazione si raccolgono le cosiddette "barbe di pannocchia", si faranno poi tingere nella sfumatura preferita e acconciare dai migliori coiffeur. Al bisogno si faranno aderire al cranio con striscioline di scotch (attenzione: del tipo adesivo, non alcolico).

Ci auguriamo che questa risposta possa soddisfare il nostro Calvino e tutti i ragazzi afflitti da analogo problema.

Dottoressa Stephanie Hop-là

Dermatologa - Specializzata in trattamenti di lana caprina

LA RISTAMPELLATA: questo articolo è stato scritto tra il 2016 e il 2018 e viene qui riproposto a grande richiesta.


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Ipotesi di trapianto barba-capelli ancora in fase sperimentale

IN GIAPPONE LA CARTA IGIENICA NON HA PREZZO


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A Pechino le autorità hanno deciso di installare telecamere nei bagni pubblici, per impedire il furto di carta igienica dai portarotolo. Un riconoscimento facciale incastrerà chi ne usa più di 60 cm, che saranno forniti solo se chi ha una urgenza fisiologica. Costui deve piazzarsi davanti a una telecamera ad alta definizione e restarvi per almeno tre secondi, dopo aver tolto eventuali occhiali e cappello.


A parte la curiosità di sapere in base a quale calcolo antropometrico-fisiologico si è stabilita esattamente questa lunghezza, mi viene da pensare che la carta igienica in Giappone abbia costi molto elevati, se si spendono soldini pubblici per dotare i bagni di sofisticati sistemi di controllo.

Suggerisco di blindare i rotoli in una specie di Bancomat, che eroga quantità limitate di carta, previo inserimento di una Bancocart ricaricabile, del circuito PagoCul.


In tal modo i cittadini spreconi sarebbero automaticamente segnalati alle autorità fiscali (oltre che al medico di famiglia).

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Nonna Abeffarda


Carta igienica per italiani, notoriamente dotati nell'arte dell'arrangiarsi

DETRAZIONI FISCALI


Le famiglie che hanno in casa un animale da compagnia sono sempre più numerose.


Per favorirle la legge prevede che tutte le spese sostenute per il proprio cane o gatto o altro animale da compagnia possano essere detratte dalla dichiarazione dei redditi.


L'illustre Professor Miglio dell'ACC, che ospita in giardino un nobilratto campagnolo, si è informato per verificare se potrà usufruire della detrazione prevista.


Purtroppo pare che i ratti campagnoli, sia pure nobili e blasonati, non siano contemplati come animali da compagnia.


Non solo, ma corre voce che la nuova Finanziaria preveda di introdurre la VIP ROD TAX, la Tassa sui Roditori di Alto Lignaggio.

Non ci resta che invocare l'intervento di Rodit Hood, il bandito che ruba ai ratti poveri per dare a quelli ricchi.

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Stephanie Hop-là (FEBBRAIO 2017)

LA RISTAMPELLATA: questo articolo è stato scritto tra il 2016 e il 2018 e viene qui riproposto a grande richiesta.



Nobilratto cinese della Dinastia Topo-ling

ADOZIONI

Per far fronte alla crisi di mercato creata dal Covid-19, i produttori si inventano di tutto. Nasce ad esempio, nel settore caseario, un nuovo progetto dal nome accattivante: "ADOTTA UNA MUCCA". Una Cooperativa casearia in provincia di Belluno raccoglie adozioni a distanza. In base al tipo di offerta effettuata, il cliente riceverà a casa i prodotti caseari ottenuti con il latte dell'animale adottato.

Adottando una delle nostre Mucche - dicono alla Cooperativa - ci aiuterai a continuare la nostra attività in questo bellissimo ma difficile territorio. Con la tua adozione noi potremo continuare ad accudirla al meglio, a darle solo alimenti di alta qualità affinché possa produrre il nostri buonissimi prodotti caseari.

Mi sembra una magnifica idea.

Sto meditando di lanciare un'iniziativa di marketing a favore dei piccoli produttori di affetti famigliari.

Si chiamerà "ADOTTA UNA NONNA".

Adottando una delle nostre nonne - dirà lo spot pubblicitario - ci aiuterai a continuare, in questo difficile periodo, la nostra attività di sostegno alle nonne: con la tua adozione noi potremo continuare ad accudirle al meglio, a dare loro solo alimenti di alta qualità e cure di prima necessità, in modo che possano continuare a produrre affetto e cure, e a raccontare bellissime fiabe.

Nonna Abeffarda


Post scriptum:

Ovviamente, il tutto sarà a spese della nonna medesima, fin quando la sua pensione non verrà cancellata.

Dopo, la nonna potrà essere cestinata.

Suntant Kathiw





PANETTONE QUATTRO STAGIONI

Con l'obiettivo di destagionalizzare il panettone, arriva a Roma l'evento "Panettone Summer Contest", un concorso nazionale organizzato nell'ambito delle attività annuali della Fiera Nazionale del Panettone e del Pandoro.

La competizione è rivolta a esperti del settore, che devono inventarsi una versione estiva del panettone tradizionalmente legato alle feste natalizie.

A me sembra un compito estremamente difficile. Insomma, non stiamo parlando di pizza napoletana. Il panettone, e suo cugino il pandoro, sono specialità originarie del Nord Italia, dove non esistono le mezze stagioni, ma nove mesi di freddo, umido e nebbie in Val Padana, e tre mesi di canicola, con i vecchietti che sudano sulle panchine. Possiamo immaginare che questi vecchietti gradiscano una bella fetta di panettone, accompagnata da un calice di Moscato? Beh, sul gradimento del Moscato non ho dubbi, ma ne ho parecchi sul panettone. Si tratta di un dolce ricco di grassi, zuccheri e calorie, di lenta e difficile digestione, sconsigliato, se non addirittura demonizzato, da medici e dietisti. Ormai si vende poco a Natale, figuriamoci a luglio.

L'unico panettone che potrebbe incontrare il favore dei consumatori è il Pantrizio, il panettone del nutrizionista, orientato a quelle filosofie vegane, dietetiche e salutiste che oggi hanno un crescente successo.

Gli ingredienti potrebbero essere: farina di cereali integrali macinati su pietra di granito rosa delle Alpi Apuane, acqua di sorgente di alta montagna boliviana, uvetta selvatica e frutti di bosco del Tibet, ribes nero biologico candito, sciroppo d'acero del Vermont, yogurt preparato con latte di capretta selvatica del Mali, lievito madre (al massimo nonna, ma non zia), olio di scemi di girasole biologico. Scemi come tutti quelli disposti ad acquistarlo, nonostante il costo, che si aggirerebbe intorno ai 70 euro all'etto.

Stephanie Hop-là

Acc - Dipartimento Scienza della Nutrizione Umana e Disumana


Pantrizio estivo, a base di erbe provenzali e ripieno di aria fritta

Panettone Multigrade senza canditi, con ripieno di cementite integrale e senza lattosio

LAVORI IN CORSO

Anche a Torino i cantieri stradali spuntano come funghi. Velenosi, perché avvelenano la vita agli automobilisti, a causa dello stress delle code interminabili.

Tra i nuovi cantieri, troviamo quello della costruzione di un ponte levatoio davanti all'ingresso dell'Anagrafe centrale che, come tutti gli uffici pubblici, è blindata dall'inizio del lockdown.

Il ponte si abbasserà soltanto per far entrare i prenotati, cioé i sudditi che sono riusciti a resistere eroicamente ore e giorni al telefono, chiamando il numero verde per la prenotazione.

Stephanie Du Pont - ACC


Progetto del nuovo ponte levatoio davanti agli uffici dell'Anagrafe

PAR CONDICIO VIRALE

Con l'espressione latina par condicio si intendono quei criteri adottati dai mezzi di comunicazione per garantire una pari visibilità a tutti i partiti politici.

Da quando però un microscopico virus ha invaso con prepotenza i media, i social e le nostre conversazioni, si è avvertita la necessità di applicare la par condicio anche agli eminenti esperti in pandemie: virologi, epidemiologi, infettivologi, microbiologi e alcuni altri ologi meno illustri, ma altrettanto esperti di virus e di distanze-sputacchio. Nessuno sa dove se ne stessero nascosti prima della pandemia, forse in laboratori sotterranei, negli scantinati di oscuri istituti di ricerca o in grotte carsiche, abitate da pipistrelli asintomatici e pantegane convalescenti.

Questi scienziati non sono (almeno non ufficialmente) di destra o di sinistra come i politici, però si possono dividere in due grandi categorie: ottimisti e pessimisti. Gli ologi ottimisti sono quelli del virus mezzo vuoto: sostengono che in fin dei conti il Covid è solo un'influenza un po' più contagiosa delle altre, che la pandemia si esaurirà presto, e che le scuole dovrebbero aprire, perché anche loro sono stufi di avere i figli tra i piedi, tra una ricerca di laboratorio e un talk show televisivo. Viceversa i pessimisti vedono il virus mezzo pieno, prevedono l'aumento esponenziale del contagio, consigliano di non riaprire le scuole mai più, e fanno continui riferimenti ai film Virus Letale II - Il Ritorno, Virus Letale III - La Vendetta, e Virus Letale IV - La Fine Del Mondo.

I due gruppi sono in continua competizione, e quando intervengono nello stesso dibattito si rischia l'insulto e la rissa. Bisogna alternarli, invitandoli in giorni diversi o in trasmissioni diverse. L'importante è rispettare la par condicio, in modo che alla fine di ogni giornata abbiano parlato tanti ottimisti quanti pessimisti, e la gente che li ascolta non sia mai sicura di nulla.

Infatti siamo un po' confusi nell'apprendere, alle otto del mattino, che se hai avuto il Covid ora sei immune, ma, all'ora di pranzo, che non solo il virus non conferisce immunità, ma potresti soffrire di orticaria da stress post traumatico. Andiamo in paranoia nel sentir dire dal dottor Spaventa che gli asintomatici sono contagiosissimi e trasmettono la malattia come untori manzoniani, ma siamo sollevati quando, cambiando canale, sentiamo il professor Sereni affermare che un positivo asintomatico non riuscirà a farci ammalare, nemmeno se ci sternutirà in faccia.

Il giorno successivo, il quotidiano Il Mattino Presto pubblica i risultati di uno studio, secondo cui il Covid si può curare semplicemente con il succo di liquirizia. Ma poi, sul Corriere della Tardanotte leggiamo che non esiste cura, perché questo virus cambia continuamente. Non solo, ma che si annida nella suola delle scarpe ogni volta che usciamo, e lì sopravvive fino a nove giorni. Gli incubi sono comunque assicurati, e sono state viste persone indossare le mascherine anche sulle scarpe.

Persino i siti di Meteorologia si sono specializzati in Previsioni del Virus, e anche lì pessimisti e ottimisti si contendono il maggior numero di clic.

Non illudiamoci che sia un vizio italico: da oltre oceano, la dolce e materna dottoressa Capua ci racconta storie rassicuranti sui simpatici virus con i quali conviviamo da sempre, alternandosi con il Professor Fauci, che, con quel suo garbo da nonnino che stride con la ferocia del cognome, preannuncia un peggioramento inarrestabile della pandemia, almeno finché non ci sarà un vaccino. E chissà quando arriverà il vaccino.

Se arriverà.

Stefania Marello - ACC



Fauci



Professor Fauci

LA NONNA CHE FERMAVA I TRENI



Storie e leggende dal XXI secolo


Durante la grande pandemia del 2020, che fece lo 0,007% di morti in tutto il mondo, ma che in Italia causò tra i vivi oltre l'80% dei casi di perdita della ragione, accaddero molti fatti degni di essere ricordati e tramandati.

Raccontano gli storici che nel mese di giugno, quando ormai sembrava essersi ridotta la furia del contagio, un treno regionale, cioè un convoglio che utilizzava la tecnologia di trazione LPF (Lento, Più lento e Fermo), partito da Napoli e diretto a Cosenza, rimase in modalità Fermo per oltre due ore alla stazione di Sapri, in provincia di Salerno.

Secondo le testimonianze pervenute, la causa della sosta prolungata fu la tosse di una anziana passeggera, una dolce nonnina innocente, ma colpevole di essere asmatica e affetta da enfisema. Purtroppo la tosse, pur essendo un disturbo comunissimo e molto diffuso nella popolazione dell'epoca, costretta a respirare aria fortemente inquinata da vari gas di emissione, era uno dei numerosi sintomi del virus pandemico. Tutti sappiamo, per averlo provato almeno una volta, che la tosse non si può trattenere, anzi, più ci si rende conto che disturba, come ad esempio a teatro o ai concerti, più diventa parossistica. Tuttavia un treno in corsa non è come un teatro, dal quale si può uscire per andare a disturbare altrove. Così la signora continuava a tossire nella sua mascherina, mentre intorno si era creato il vuoto, finché il capotreno decise di fermare il convoglio e richiedere l'intervento dei sanitari, che arrivarono dopo oltre un'ora.

La nonnina fu sottoposta al tampone faringeo per rilevare la presenza del virus, e l'intero treno fu sanificato. La donna risultò negativa al temuto virus, ma il treno restò bloccato per due ore, il che fu causa di scontento nei passeggeri. Le testimonianze e i documenti in possesso degli storici non sono sufficienti a ricostruire il resto della storia: all'arrivo a Cosenza la nonna si dette probabilmente alla macchia per sfuggire all'ira e alle ritorsioni degli altri passeggeri, bloccati sul treno a causa sua per più di due ore. Nessuno ne seppe più nulla, e forse anche per questo ella divenne una figura leggendaria e si scrissero poemi epici su di lei. Il poeta Luigi Trafficantini le dedicò una lunga poesia, dal titolo La tessitrice di Sapri. In realtà, secondo alcuni critici, il vero titolo della poesia era LA TOSSITRICE di Sapri, e non la tessitrice. Ma i programmi automatici di correzione dei testi erano all'epoca piuttosto primitivi e ignoranti.

Stefania Delle Cucche


Rimedio per la tosse in auge nel XXI secolo



Treno in uso nel 2020, con tecnologia LPF (Lento-Più lento-Fermo)





IMMUNOLOGO NAPOLETANO SCOPRE CHE I TIFOSI DI CALCIO SONO IMMUNI AL COVID

Dalla nostra inviata a Pompei Amy Chevole


Il professor Ciro Mandria, immunologo di fama mondiale presso l'Istituto Nazionale Sierologico sull'Immunità Gregaria Non Evidente (INSIGNE), nel corso di alcune ricerche sui tamponi eseguiti ai tifosi del Napoli dopo la partita Napoli-Juventus e i successivi festeggiamenti, ha evidenziato un aspetto interessante e degno di ulteriori approfondimenti: nel 99,9% dei casi presi in esame, i tifosi sono risultati immuni alla SARS-CoV-2, comunemente detta COVID19.

Questo tipo di immunità è stata subito battezzata "Immunità di Mandria", dal cognome del ricercatore che l'ha scoperta.

Il professor Mandria, intervistato dalla nostra inviata nella guardiola all'ingresso degli Scavi Archeologici (dove abita provvisoriamente a causa dei lavori di bonifica e disinfestazione nel condominio dove risiede) ha dichiarato: "Noi studiosi del sistema immunitario avevamo da tempo il sospetto che i tifosi di calcio avessero una congenita resistenza, oltre che ai pubblici ufficiali, anche ai virus. Del resto, l'espressione stessa 'fare il tifo' risale al 1800 e indica un comportamento patologico di attaccamento alla propria squadra, con sintomi simili a quelli appunto del tifo petecchiale, malattia ancora molto diffusa all'epoca.

Perché questo avvenga non è chiaro, ma esistono due ipotesi: la prima è che i tifosi, urlando e agitandosi come forsennati in situazioni di assembramento, scambiandosi abbracci o improperi, con continua aspirazione di goccioline di saliva altrui (ciò che noi scienziati chiamiamo droplets) in ambienti esposti alle intemperie, acquisiscano nel tempo un sistema immunitario di eccezionale vigore. La seconda ipotesi è quella di una compensazione organica, come se ne osservano a volte nel corpo umano, tra attività neuronale e attività immunitaria: in pratica se l'una si indebolisce l'altra si rafforza, mantenendo invariato il consumo energetico complessivo. Ma al momento è tutto da dimostrare".

Stephanie Hop-là


Anticorpi di un giocatore del Napoli


Anticorpo monoclonale di un tifoso di calcio



GOSSIP

BOTTA (ma non una botta e via)

La storia d'amore tra il calciatore francese Adil Rami e Pamela Anderson è finita un anno fa, ma Rami avrebbe rivelato che Pamela è stata la migliore donna della sua vita, e che loro due lo facevano 12 volte a notte.


RISPOSTA (della nonna)

Molto più probabile che, nel propagarsi del pettegolezzo, ci sia stata semplicemente un'inversione di cifre. Non era che loro due lo facevano 12 volte a notte, ma piuttosto che loro dodici lo facevano 2 volte a notte.

In quell'ambiente, si sa, si pratica anche l'amore di gruppo.


Nonna Abeffarda



Pettegolezzi arcobaleno

UTILIZZI INNOVATIVI DELLA MASCHERINA


Il cellulare si carica e nello stesso tempo viene protetto dai virus informatici.

Nonna Abeffarda

ALCOL: L'ORO ROSA DI QUESTA FOLLE STAGIONE

E' dall'inizio dell'epidemia che l'alcol è sparito dai negozi e dai supermercati, insieme al lievito di birra. Qualcuno insinuò che questi due ingredienti venissero usati per preparare bevande effervescenti dal potere allucinogeno, ma non era vero, tanto più che oggi il lievito è ricomparso, ma non l'alcol.

Eppure in questo momento è necessario, soprattutto agli esercenti e agli artigiani che hanno riaperto l'attività e devono disinfettare continuamente le superfici dei locali.

Qualcuno ha denunciato i grossisti che, a quanto pare, lo venderebbero a prezzo quadruplo di quanto costava in tempi normali. Insomma, il prezzo dell'alcol è ormai fuori controllo e molti lo diluiscono per farlo durare di più.

Di questo passo disinfetteremo le superfici con il barolo invecchiato.

Nonna Abeffarda



Se in casa hai questo, portalo ad un COMPRO ORO, e in cambio riceverai

questo





LA LAMPADA SENZA IL GENIO

L'estate si avvicina e dalle finestre aperte si avvicinano anche le zanzare.

Oggi esistono vari modi per attenuare il tormento: zanzariere alle finestre, zampironi sui davanzali, insetticida, emanatori elettrici, sostanze repellenti da spruzzare sulla pelle.

Recentemente ho visto la pubblicità di una lampada che sarebbe in grado di attirare e fulminare tutte le zanzare che entrano in casa. Mi ha fatto tornare in mente, come in un flashback, che, tanti anni fa, ne ho avuta una anch'io.

Non ero stata io a comprarla: per quanto infastidita dalle zanzare, non mi piace l'idea di attirarle con una irresistibile luce azzurrina, per poi fulminarle all'istante. Nella nostra famiglia, quello delle idee geniali e innovative era lui, mio marito, il pater familias. Sempre alla ricerca di soluzioni geniali e fuori dal coro, in una estate particolarmente calda ebbe una delle sue proverbiali illuminazioni: la lotta alle zanzare con metodi biologici. Basta con gli insetticidi e i repellenti chimici - diceva - combattiamo il nemico con metodi naturali.

Ora, che una sedia elettrica per insetti, se pure rei di infastidire il sonno di tutta la famiglia, sia un "rimedio naturale" è un'opinione discutibile. Ma il vero uomo, quando ha un'idea, non si lascia facilmente dissuadere, né dalla moglie, né dai figli. Comprò, non so dove, un'ingombrante, minacciosa lampada zanzaricida, che, per dimensione e voltaggio, poteva essere adatta ad un capannone industriale; la piazzò al centro dell'appartamento, cioè nell' ingresso, e la accese ogni sera, da luglio a settembre.

Emanava una luce azzurrognola così intensa che il riverbero giungeva nelle camere da letto, disturbando il sonno. E non era questo il peggior fastidio: quello venne quando la lampada cominciò a fare il suo dovere di sterminatrice. Non solo zanzare, ma soprattutto falene, maggiolini, lucciole e ogni sorta di insetti notturni, che normalmente sarebbero restati fuori a farsi i fatti loro, attirati dalla luce ipnotica, finivano contro la griglia di quel barbecue infernale, con un rumore prolungato di scarica elettrica, a cui faceva seguito un nauseante odorino di cheratina grigliata.

Chissà, forse sono state queste lampade a suggerire ai cinesi che gli insetti sono commestibili, previa cottura.

Ma quello che il nostro genio della lampada non sapeva era che le zanzare, a differenza delle falene, non sono tanto attratte dalla luce quanto dall'odore della pelle umana, perciò molte di loro sfuggivano alla trappola mortale e continuavano a pungerci senza pietà. Al mattino ci alzavamo di pessimo umore, per aver dormito poco, a causa della luce e dei rumori della lampada, senza peraltro aver evitato le punture.

Qualche volta mi alzavo furtivamente, nel cuore della notte, per andare a spegnerla, incapace di sopportare il concerto delle scariche. Il mattino dopo lui borbottava: "Ecco perché mi hanno punto: la lampada era spenta". Nessuno aveva la forza di ribattere alla sua logica. E poi bisognava sbrigarsi a raccogliere con lo scopino i resti degli insetti giustiziati, prima che venissero calpestati, sporcando il pavimento. Di tanto in tanto la figlia piccola osava fare una domanda più che legittima: "Ma perché non possiamo metterci l'Autan come tutti gli altri?".

Non potendo dire ad una bambina quello che pensava davvero, e cioè che "tutti gli altri" sono fessi e solo lui e pochi eletti sanno come si sta al mondo, il capofamiglia rispondeva:

- Perché l'Autan fa male alla pelle... e poi puzza.

Ah, invece le falene arrostite no?

Comunque per tutta l'estate continuò la strage di insetti innocenti. I telegiornali locali parlavano di una inspiegabile diminuzione di lucciole. Ero preoccupata: se il WWF avesse scoperto la nostra macchina grigliatrice ci avrebbe accusato di strage ai danni di specie protette. Alle prime piogge d'autunno le finestre furono chiuse e la diabolica lampada restò qualche giorno spenta, dimenticata in un angolo. Ne approfittai per portarla in cantina dove, grazie al disordine che vi regnava da anni, riuscii a trovare un anfratto ben nascosto dove, fra una stufetta rotta e una sedia sfondata (a casa nostra non si buttava via nulla) si mimetizzò perfettamente. L'estate successiva nessuno fu più in grado di ritrovarla. Ci fu qualche mugugno, qualche accusa velata, ma alla fine l'Autan, nel suo piccolo, silenzioso e pratico spruzzino, ritornò sui nostri comodini, insieme con la pace notturna di insetti e umani.

La lampada sarà ancora là, senza il genio, ma incapace di far del male a qualunque creatura, come del resto ci insegnò San Francesco. Vi avrà fatto il nido qualche sparuto ragnetto di cantina.

Stefania Marello


La danza notturna delle lucciole innocenti


SCUOLE GUIDA AI TEMPI DEL CORONA

Causa Covid-19, sulle automobili non si può stare uno accanto all'altro, ma solo uno sul sedile davanti (al posto di guida, per ovvi motivi) e l'altro dietro. La regola non si applica se si è congiunti conviventi.

Mi chiedo quale soluzione si adotterà per le lezioni di guida.

L'istruttore e il suo allievo/a dovranno superare un periodo di convivenza, oppure si modificheranno le auto portando i doppi comandi sul sedile posteriore?


Spirito Guida della Nonna



I cani guida invece posso sedersi dove vogliono

SCUOLE E MOVIDA


Questa foto è stata scattata a Brescia, qualche sera dopo la riapertura dei locali.

Non è certo l'unica. Tante foto simili, scattate in altre città, circolano in rete in questi giorni.

Al vederle sorgono spontanee alcune domande. Per esempio, come mai le scuole sono ancora chiuse e la movida è aperta? L'aperitivo in compagnia era più urgente dell'istruzione?

Perché gli studenti della maturità quest'anno non faranno gli scritti? Uno per banco, ben distanziati (come si faceva già ai miei tempi, per non farci copiare) i ragazzi avrebbero rischiato meno che sedendo ad minchiam ai tavolini che si vedono nella foto.

Attenta come sempre ai problemi sociali, in virtù della consulenza dell'Istituto Superiore di Immunologia e Vainmonalogia, e dei suoi esperti nei campi dell' epidemiologia applicata al cocktail, dell'aperitiviotica e spritzologia teorica, l'Accademia dei Cinque Cereali propone uno scambio dialettico tra le attività didattiche della Pubblica Istruzione e quelle della Movida Privata.

In pratica si propone di chiudere le movide d'Italia di ogni ordine e grado alcolico, e di riaprire le scuole, ovviamente con le opportune regole di sicurezza.

Alla luce degli assembramenti visti in questi giorni, appare chiaro che il controllo dei comportamenti corretti anti-contagio sarà più facile nelle aule scolastiche che nelle aree dei locali con tavolini all'aperto. Infatti, nel primo caso sarà effettuato dal personale insegnante e ausiliario, sempre presente in ogni classe, nel secondo caso è affidato a interventi occasionali delle forze dell'ordine, in numero insufficiente a coprire tutto il territorio. Inoltre, anche sulle scuole potranno intervenire i volontari dello SPIAT (Servizio Pianificato Intolleranza Alle Trasgressioni), meglio conosciuti come "sceriffi da balcone" (ovviamente quelli con balconi che affacciano sugli edifici scolastici) con le loro amate denunce corredate da foto.

Invece, le attività dei locali e dei bar potrebbero essere organizzate online, usando la stessa piattaforma Class Room utilizzata oggi dalle scuole, modificando il nome in Class Rum e il tipo di attività. Collegandosi in smartdrink con Class Rum gli aperitofili e i consumatori compulsivi di mojito, dopo aver acquistato al supermercato gli ingredienti necessari alla preparazione della propria bevanda preferita, potrebbero ricevere istruzioni sulla preparazione dei coktail, confrontarsi con altri bevitori e, perché no, assaporare un prosecchino in virtual compagnia.

Se l'obiezione alla proposta sarà che l'apertura dei locali genera Pil, mentre l'apertura delle scuole richiede responsabilità e impegno e genera soltanto smarronamento infinito ai governanti, allora l'ACC si ritirerà in buon ordine e tacerà per sempre.

Dottoressa Stephanie Hop-là - ACC


In Germania e in Norvegia gli studenti sono ritornati a scuola


TENERE LA DESTRA

A Viverone è stato istituito il senso di marcia per i pedoni che passeggiano sul lungolago


Dalla nostra inviata Stephanie Absur Dité


Per garantire la sicurezza di quanti si recano a Viverone per una passeggiata sul lungolago, con un’apposita ordinanza l’amministrazione comunale ha disposto che, nei fine settimana e festivi, per motivi igienico sanitari e per evitare il pericolo di contagio dovuto a possibili assembramenti, i pedoni che utilizzano la passeggiata devono attenersi ai seguenti provvedimenti:

  • usare dispositivi di protezione individuali
  • mantenere la distanza interpersonale di sicurezza
  • mantenere la destra nel proprio senso di marcia

Riportiamo di seguito un sunto dell'Ordinanza Comunale.

Vista

la larghezza del lungolago di Viverone,

considerato

che bisogna mantenere la distanza interpersonale,

previsto

un certo affollamento nei giorni festivi,

preso atto

che quelli che hanno il lago sulla destra rischiano di caderci dentro

si decreta

l'obbligo di camminare in fila indiana, mantenendo scrupolosamente la destra.


È vietato sorpassare i pedoni che precedono.

È vietato fermarsi per più di qualche secondo per non intralciare il traffico.

Soltanto in caso di comprovata necessità si potrà sostare nelle apposite aree di emergenza, segnalando la manovra con indicatori luminosi di direzione.

Dopo l'imbrunire è d'obbligo indossare giubbotti e mascherine catarifrangenti.


P.S. Se vuoi chiacchierare con gli amici o tenere per mano la morosa ti consigliamo di restare nel tuo soggiorno, così eviti anche le fastidiose code del rientro.




A Viverone anche i cigni sono soggetti all'Ordinanza:

possono creare assembramenti solo tra conviventi


ABELARDO ED ELOISA - UNA STORIA DA MORE

Si sono conosciuti su un sito di incontri.

Si sono dati appuntamento nel parcheggio della Coop, una domenica mattina. Lui aveva detto di chiamarsi Abele Ardò, per gli amici Abelardo, e che sarebbe giunto all'appuntamento con una polo blu. Lei, nick name Eloisa, aveva scritto: "Io avrò una mini rosa".

Quel mattino i clienti del supermercato vedono una squinzia in minigonna rosa girovagare nel grande parcheggio, e un tizio appoggiato ad una Volkswagen Polo, di colore blu, in evidente attesa di qualcuno.

Sì, perché lei si aspettava un uomo in maglietta blu e lui una ragazza alla guida di una Mini Minor rosa.

A Dio piacendo (in questo caso si tratta forse di Cupido, il dio dell'amore) i due, alla fine di una snervante attesa, si riconoscono. Abelardo pensa che Eloisa sia ragazza molto graziosa, se pure piccola di statura.

Eloisa è meno entusiasta: il suo primo pensiero è che il soprannome Abelardo sia azzeccato, in virtù del notevole lardo nella zona del girovita. E non ha preso bene l'equivoco della polo.

Lui vorrebbe spiegarle che, trattandosi di un parcheggio, era più logico fornire la descrizione dell'auto, piuttosto che dell'abbigliamento, ma la ragazza è così carina con quella minigonna che non riesce a dire niente, e nemmeno a pensare a niente, se non al momento in cui gliela toglierà...

Pranzano al bar della Coop, fanno shopping nel centro commerciale, o meglio, lei fa shopping e lui la aspetta nella bolgia domenicale reggendole il golf (e non la Golf) e la borsetta. Insomma, alla sera si rendono conto di essere stati bene e di volersi rivedere.

È l'inizio di una lunga e felice frequentazione. Beh, lunga non tanto. Felice, forse.

Dopo un paio di mesi, una bella domenica di sole, Abelardo, stufo di pomeriggi passati al cinema o a fare shopping, propone una giornata all'aria aperta, per esempio a raccogliere le fragole sulle colline di San Mauro.

Che ci siano fragole sulle colline di San Mauro è una leggenda metropolitana dura a morire; se poi la stagione delle fragole è finita è normale che i due cercatori vaghino a lungo, come pellegrini sulla strada di Compostela, senza trovarne nemmeno una. Eloisa, stanca e accaldata, è di pessimo umore.

Gli unici frutti selvatici presenti sono le more, che però, a differenza delle fragole, stanno ben protette dentro ingarbugliati e spinosi cespugli, che crescono lungo ripide scarpate.

Naturalmente la giovane si è tutta ringalluzzita all'idea delle more, perciò, per farla contenta, Abelardo si cala atleticamente (insomma, si cala...) lungo il pendio a lato del sentiero, strappandosi la camicia nuova, graffiandosi le braccia e la faccia, per poter raccogliere le more mature che lei gli indica dall'alto: "Guarda lì, ce n'è una enorme... E a destra amò, guarda a destra quante!". Lui riempie il sacchetto di more, quasi incurante delle spine che lo stanno torturando, eroico e sprezzante del dolore. Pensa a una sola cosa: che lei gliene sarà grata.

Ma quando è il momento di risalire, la panza e la totale mancanza di agilità si fanno sentire: si aggrappa disperatamente ai rovi, rovinandosi (ovvio, trattandosi di rovi...) le mani. A fatica riesce ad arrivare alla mano che lei gli tende dal ciglio della strada. Lei tira con tutte le sue forze e il giovane, nello slancio, tutto rovinato dai rovi, le rovina addosso. Tragedia: le more finiscono spiaccicate, in parte sulla maglietta di lui e in parte sul vestito di lei. Non solo: sul candido vestito finisce anche il sangue dell'innamorato raccoglitore di more.

Da allora non si sono più rivisti. Ma Abelardo non si da per vinto, e le scrive un messaggio con tanti cuoricini e una romantica poesiola a lei dedicata. Nella poesia Eloisa viene descritta come una donna bellissima che, per i suoi capelli scuri e i meravigliosi occhi verdi, assomiglia a una persiana.

Ancora una volta l'equivoco colpisce: Abelardo intendeva una donna della favolosa Persia delle Mille e una notte, ma Eloisa, da sempre complessata per la bassa statura, non gradisce essere paragonata a una... tapparella.

Questa è la fine delle more, dell'amore, e della nostra storia.

Stefania Marello



- Ti piacciono le more?

- No.

- Razzista!

Continua...

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